BLOG LETTERARIO

LIBRI, AUTORI, CURIOSITA’ E MISTERI DAL MONDO

“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

I vampiri

da | Giu 17, 2022

Foto dal Web

Dare una definizione univoca di Vampiro non è facile. Il folklore europeo, ma anche orientale è ricco di figure malevole dedite all’assunzione di sangue umano o di animale. In comune hanno la morte e la necessità della forza vitale dei viventi per continuare a muoversi e a trascinarsi in quella che appare come una non vita di condanna alla malvagità e alla dipendenza dalle emazie. A dissipare i dubbi sulla reale natura dei vampiri, per la rubrica “interviste impossibili”, abbiamo ospite oggi il maestro Etienne Corday, Primo Inquisitore della Fratellanza della Notte, di cui avete potuto seguire le gesta nel romanzo Memorie dal Buio – La Bestia e che ritroveremo in Meretrix, Ren e in praticamente tutti gli episodi della saga.

Maestro buona sera. So che sei molto impegnato e non ti prenderò molto tempo.

Lunga notte. Apprezzo la cortesia. E’ pur vero che ho l’eternità a disposizione, ma ogni notte è fitta di impegni. Colpa tua, chiaramente.

Ah ehm, ammetto il dolo. Mea Culpa. Veniamo subito al sodo. Vampiri e vampirismo. Come ci puoi spiegare l’attrazione degli umani verso la tua razza?

Il sangue è vita. C’è tutto di noi nel sangue, dal DNA alle esperienze di vita vissuta che hanno modificato il corpo, ma soprattutto c’è energia vitale ed è quella che noi assumiamo con appetito. Il resto serve per mantenere la volemia dei nostri corpi. Ma l’energia… quella ci rende potenti. Dobbiamo però fare un distinguo tra quello che è il folklore umano e la realtà della nostra condizione, così come l’universo di Memorie dal Buio ci ha forgiato. Iniziamo dal folklore umano, che tutti noi ci guardiamo bene dal denigrare o mettere in discussione. Ci fa comodo qualcosa che devii l’attenzione dalla nostra reale esistenza.

Ci sono due motivi per cui si è iniziato a parlare di Vampiri, nelle loro varie declinazioni. Il primo è di natura anatomica, fisiologica, il secondo di natura sociale. Nell’osservare la normale putrescenza di un cadavere, è normale rilevare alcuni passaggi comuni a ogni corpo ma che, analizzati nel medesimo momento in caso di esumazioni, possono far pensare a qualcosa di soprannaturale. Mi riferisco al gonfiore delle membra, al sangue liquido che esce dai pertugi del corpo, alla retrazione delle gengive e della pelle attorno alle unghie, che possono suggerire allungamento di zanne o artigli. Infine c’è l’emissione di gas della putrefazione, che può far emettere ai corpi sibili e fischi considerati di natura maligna. Molte sepolture, affrettate anzitempo, facevano ritrovare nelle tombe poveri disgraziati che si erano risvegliati sotto terra e si erano mossi e agitati nelle bare fino a morire soffocati o di stenti o ancora i contagiati di Rabbia, attraverso il morso di un’animale infetto (lupi o pipistrelli, “stranamente” animali associati al vampirismo)trovavano intaccate parti del loro cervello patendo disturbi del sonno, aggressività (perfino mordere altre persone), ipersessualità, perdita di sangue dalla bocca e morte.

Mh, Maestro hai iniziato col botto, i lettori non sono preparati a questo tipo di crudezza nelle descrizioni. Lascia che metta un’immagine meno disturbante.

Foto dal WEb

E’ scienza, non posso indorare la pillola. Ora parlerò dell’aspetto sociale, quindi non sarà così disturbante per i lettori. Il problema è sempre stata l’ignoranza. Non vedere la parola con una connotazione denigratoria, ma banalmente come l’ignorare la normalità dei fenomeni legati alla decomposizione, come anche dei meccanismi di diffusione delle malattie e il loro effetto sui corpi. Se un morto in una casa era seguito, per diffusione della medesima patologia, dalla morte dei familiari, ecco che nasceva la leggenda che il primo morto fosse un ritornante, emerso dalla tomba per portare a morte tutti i familiari. Si procedeva allora all’esumazione per quei macabri rituali che hanno alimentato la leggenda, il mattone in bocca, il paletto nel cuore, la decapitazione e si trovava il cadavere gonfio di sangue, come da copione. E ciò alimentava la leggenda.

Tieni conto che gli slavi credevano vi fosse una netta distinzione tra corpo e anima. L’anima immortale poteva vagare quarant’anni fuori dal corpo che si disfaceva nella tomba, prima di trovare pace nell’al di là, ecco perché dopo la morte, si usava tenere le finestre aperte, in modo che l’anima andasse e venisse pacificamente a suo comodo, restando pura. Ecco a cosa servivano molti rituali, specie per le morti improvvise o per i bambini non ancora battezzati. O, ancora per i sospetti stregoni, gli assassini e i suicidi. Tutti poi dovevano avere adeguata sepoltura perché in caso contrario l’anima sarebbe diventata impura e, quindi, vendicativa. Il Vampyr è proprio questo, la manifestazione di un’anima impura che possiede un corpo in decomposizione e che è gelosa dei vivi, cui succhia il sangue per sopravvivere.

Ogni paese ha le sue varianti di vampiro. Ci puoi parlare dell’origine del mito?

Il mito di una creatura che succhia il sangue è diffuso universalmente, dall’estremo oriente all’America, ma è nella nostra Europa che si trovano le leggende più feconde e la migliore letteratura. Un tratto in comune tra tutti, è quello di non soffrire il sole, una caratteristica che invece noi abbiamo. Sebbene preferiscano la notte per cacciare, i vampiri del folklore possono esporsi al sole, inoltre spesso d’inverno vanno in letargo, mentre come sai, io lavoro sette giorni a settimana, ventiquattr’ore su ventiquattro.

La culla del mito è soprattutto l’area slava, dove troviamo il Vrykolaka, o Brucolaca per i greci, che bussa alle porte delle case per farsi invitare a entrare, altrimenti non potrebbe mettere piede in una dimora privata. E’ un non-morto la cui carne non è soggetta a decomposizione, un essere immortale che si nutre di bambini e donne in gravidanza. In Romania ci sono gli Strigoi, con poteri di mutaforma e invisibilità. In Germania troviamo molte creature: l’Alp che è una sorta di Incubus, ovvero uno spirito o demone che entra sotto forma di farfalla e si posa sul etto dei dormienti. Poi c’è il Blutsauger che, come dice il nome, succhia il sangue delle vittime, che però diventano come lui solo quando mangiano la terra della sua sepoltura. Fisicamente è abbastanza ripugnante: è ricoperto di peli e non ha ossa. Un altro privo di ossa è il Mullo, un mutaforma della tradizione zingara che, quando vene sconfitto, o comunque dopo un solo anno di “vita” si trasforma in una poltiglia sanguinolenta. E’ una creatura particolare, con un forte appetito sessuale, sia nella sua versione maschile che femminile. In caso una donna sopravviva a una notte di sesso con questo mostro, darà alla luce un Dampyr, ma di questo parleremo dopo.

Foto dal Web

Tornando in Germania abbiamo poi una succuba, la Mara o Mora che entra come spirito, fa cadere le vittime nel sonno, le soffoca e beve il sangue dal loro petto o, in alcune versioni, si nutre avendo rapporti sessuali con le vittime, sfinendole, quindi nutrendosi dell’energia rilasciata durante il rapporto. Il Neuntöter (nove morti), è così chiamato perché il defunto ci mette nove giorni a diventare Vampiro. Infine il Nachzehrer, il masticatore di sudari, è una sorta di ghoul o di zombie che divora i cadaveri delle tombe a lui vicine e i propri stessi resti. Quando riesce ad “agganciare” l’energia di un vivente, la prosciuga e trova così la forza di lasciare la tomba e aggirarsi nel mondo portandovi la peste.

Attorno al Mar Baltico si teme il Wieszcz, una sorta di vampiro-strega, riconoscibile per la faccia rossa e l’occhio sinistro spalancato: la loro origine è da vere streghe e stregoni che, una volta morti, si trasformerebbero in vampiri. A seguito di un patto col diavolo, dopo morta anche l’Erestun o Eretica torna con l’aspetto di una povera vagabonda anziana. Altro discorso per l’Ustrel Bulgaro, che però si ciba solo di bestiame. Noi lo definiremmo vegano. Per le loro leggende però, si tratta solo di un bambino morto prima del battesimo.

Restando in Bulgaria, ci si imbatte nell’Ubour, ovvero il cadavere di una persona deceduta di morte violenta. Nella descrizione di questa creatura si vede l’osservazione errata dei meccanismi della decomposizione cui ti accennavo all’inizio. Infatti vengono descritti come gonfi e pieni di sangue informe e gelatinoso, salvo poi “riformare” magicamente le ossa e lo scheletro completo con la pelle che torna ad aderire e a prendere l’aspetto che aveva in vita. Unico tocco soprannaturale, una sola narice e una lingua retrattile con pungiglione che serve per succhiare il sangue. Vengono bloccati da alberi di rose attorno alla tomba e uccisi facendo un falò sopra di essa.

Le vicende della contessa sanguinaria Ersebeth Bathory, vissuta nel 1600, hanno ispirato molti artisti tra pittori e scrittori per la sua violenza priva di rimorso che la portò a uccidere moltissime fanciulle a lei affidate nel suo collegio esclusivo. Di lei si diceva che si bagnasse nel sangue delle sue vittime e che lo bevesse per restare eternamente giovane. E’ uno degli esempi di personaggio storico che ha alimentato leggente, come Vlad Tepes, di cui parlerò dopo.

In Russia e Ucraina il non morto si chiama Upyr (Upier in polacco) ed è una creatura con enormi zanne tipo le tigri prestoriche che uccide intere famiglie, a partire dai bambini. E’ attivo da mezzogiorno a mezzanotte e può essere distrutto solo con il fuoco. Una volta bruciato, il corpo esplode dando origine a centinaia di piccoli, disgustosi animali (vermi, ratti). Se qualcuna di queste creature fugge, allora fuggirà anche il vampiro e tornerà per vendicarsi. In Bosnia abbiamo il Lampir, portatore di pestilenze; alcune figure della tradizione serba (Vukodlak) o slovena (Volkodlak), ungherese (Farkaskoldoi) o croata (Kozlak), hanno molti tratti in comune con i lupi mannari, ma non dirlo a Tiano, potrebbe offendersi.

Meglio non contrariarlo, già… sarà il prossimo a essere intervistato. Hai accennato al rapporto tra i vampiri e i loro cacciatori, mi sai dire altro di questi “Van Helsing”?

Ti parlerei del Kudlak, un vampiro col potere dei mutaforma che può divenire un animale dal manto sempre nero, cui si oppone il Kresnik, coi medesimi poteri, ma dal manto bianco. Per lo più, però, gli uccisori di vampiri usano riti sciamanici o magici, preghiere o erbe velenose. Curioso il caso dei Vampirdzhija bulgari che, per uccidere gli Ubour, ne forano il corpo e raccolgono i gas della decomposizione in una bottiglia cui poi danno fuoco, nella convinzione che quel miasma fetido sia la loro anima. I Vampir ungheresi (o Liderc Nadaly) hanno il loro nemico nel Talbò, che li uccide piantando un chiodo nella tempia. So cosa stai per dire sui modi di uccidere un vampiro. Chi non morirebbe con un chiodo nella tempia, un paletto nel cuore o decapitato?

Foto dal Web

In effetti… Come vedi ho messo un’altra immagine per sdrammatizzare, le tue lezioni sono interessanti, ma un po’ pesantine. Che mi dici dei famosi Dampyr?

Ah, il Dampyr, il cacciatore di vampiri per eccellenza, il semi umano dal sangue tossico, nato dall’unione di un Vampir maschio con una donna umana che muore durante il travagliato parto della creatura. Ho riassunto tutto in poche parole, perché so che un giorno ne parlerai tu stessa.

Hai la mia parola, finirò quello che ho iniziato. Ora continua ti prego. Cacciatori e vendicatori, un classico binomio. Il bene deve trionfare sul male, la cultura popolare ha bisogno di queste sicurezze effimere. Che mi dici del resto dei paesi?

Tornando indietro nella tradizione, approdiamo inevitabilmente in medio oriente, culla della civiltà, dove troviamo Lilith, la prima moglie di Adamo, punita per la sua ribellione da Dio che la trasforma in un mostro, un demone in grado di generare mille Lilim al giorno. Questi sono, nella cultura mediorientale, i vampiri locali. Ci sono poi Ekimmu, Assiri e Babilonesi spiriti (mezzi fantasmi e mezzi vampiri), morti senza degna sepoltura, che possono mostrarsi e possedere gli umani che uccidono con furia, prosciugandole del sangue. Per loro sono efficaci armi di legno ed esorcismi. Anche i Greci avevano la loro versione di creatura vampirica, sebbene avesse sembianze femminili e seducenti: queste figure erano chiamate Empuse, figlie della dea Ecate, e giacevano con gli uomini per privarli della loro forza vitale e farla propria. Il Kathakano ha un’unica variante: per ucciderlo bisogna tagliargli al testa e bollirla nell’aceto.

Nella cultura celtica ricordo i Deard-dulg, spesso nominati dai druidi, per ucciderli occorre costruire un cumulo di pietre sulla loro tomba; poi la Lamia irlandese, originata dalla tradizione greca e romana in cui la creatura, femminile, appariva per metà umana e per metà animale (di solito al parte bassa era costituita da un serpente) che mangiava il corpo delle sue vittime e ne beveva il sangue. Poteva però essere uccisa con armi comuni.

C’è poi la Baobhan Sith, una fata scozzese che prende le sembianze di una bellissima ragazza che danza con gli uomini e poi li uccide per mangiarli, ma teme l’acciaio freddo, proprio come le nostre fate. In Scandinava troviamo poi il Draugr, “colui che cammina di nuovo”, con poteri immensi, dal mutaforma al controllo atmosferico, alla visione del futuro e l’Haugbui, che però può solo attaccare chi si avvicina alla sua sepoltura, non può allontanarsi. Il tradizionale vampiro portoghese è invece il Bruxa, dalle sembianze animalesche e particolarmente ghiotto di bambini.

Foto dal Web

La presenza dei vampiri travalica il vecchio continente europeo, infatti troviamo gli Asanbosam in Africa, con uncini al posto dei piedi che mordono le loro vittime sul pollice.

In India troviamo i Baital, individui mezzi umani e mezzi pipistrelli, alti un metro e mezzo e il Rakshasa, un vampiro stregone umano con caratteristiche animali. La parte animale è spesso una tigre. Mangiano la carne e bevono il sangue. Possono essere distrutti tramite esorcismo.

Spostiamoci in America. In Guatemala i Maya Quiche temevano il Camazotz, una divinità pipistrello-vampira. In Cile ci sono i Chonchon, vampiri con testa umana ed enormi orecchie che usano come ali per volare. L’Azeto nel voodoo haitiano, è un malvagio Loa (spirito dei morti). Penanngga Lan è una donna morta di parto e divenuta vampiro per tormentare i bambini con il volto orribile e l’intestino penzoloni.

In Cina ci sono i Ch’lang Shih, vampiri lividi in volto che uccidono con il loro respiro velenoso o succhiando il sangue. Se si trovano di fronte ad un mucchio di riso, prima di proseguire devono contarlo. Si manifestano quando un gatto nero salta sullo stomaco di un uomo morto.

E’ affascinante come il medesimo mito attraversi lo spazio e il tempo, segno che l’uomo in ogni luogo ed epoca si è sempre confrontato con la morte dal punto di vista fisico e filosofico. Ma c’è anche un’altra cosa che mi affascina ed è la storia delle epidemie di vampirismo e delle isterie di massa. Cosa mi puoi raccontare in merito?

Parecchio, mia cara, io c’ero. Diciamo che l’eco mediatica, con la lentezza dei mezzi di comunicazione del diciassettesimo secolo, chiaramente, aveva scosso tutta l’Europa. Guarda caso, si tornava a parlare di Vampiri come diffusori di epidemia proprio dopo le grandi pestilenze. Come se la scarsa igiene umana e l’inurbazione non fossero responsabili!

La prima testimonianza scritta di un ritornante risale al 1672, nell’Istria. Le cronache del luogo ci narrano di Jure Grando, un bracciante che morì nel villaggio di Khring nel 1656 ma che era trnato dalla tomba per bere sangue umano e per assaltare sessualmente le giovani donne. Il capo del villaggio dispose che il corpo venisse prima impalettato e poi addirittura decapitato.

Da quel momento e per ben ottant’anni, una vera e propria isteria di massa colpì l’Europa centro-orientale, uscendo dai villaggi analfabeti per coinvolgere anche ufficiali dei governi austriaci, prussiani, ungheresi. Difatti in Prussia orientale vengono riportati attacchi di non-morti nel 1721, mentre nei domini asburgici ci furono i casi più eclatanti tra il 1725 e il 1734.

Alcuni vennero addirittura verbalizzati: si tratta dei casi dei serbi Peter Plogojowitz e Arnold Paole. Il primo era un uomo, morto a 62 anni, che era stato visto tornare a casa a chiedere cibo al figlio, che si rifiutò di sfamarlo e fu trovato morto il giorno seguente. Plogojowitz sarebbe poi tornato per attaccare i vicini di casa, che morirono per gravi perdite di sangue. Paole, invece, era un ex soldato sopravvissuto all’attacco di un vampiro anni prima. Dopo la sua morte, la morte di alcune persone nei paraggi suggerì che fosse tornato come vampiro e avesse iniziato a cibarsi dei suoi vicini. I due incidenti furono ben documentati da ufficiali governativi che esaminarono i cadaveri, fecero rapporto e pubblicarono libri in tutta Europa, alimentando quella che divenne nota come la “Controversia sui vampiri del XVIII secolo”.

Nonostante i medici si sgolassero per far capire che, quello che i contadini vedevano all’apertura delle bare, fosse il normale iter di putrefazione, ogni morte era ormai attribuita all’attacco dei vampiri e non c’era cadavere che non venisse disseppellito per venire impalettato. A ciò si aggiungevano le opinioni autorevoli a sostegno del vampirismo, come quella di Voltaire che nel suo Dizionario Filosofico, scrisse: “Questi vampiri erano cadaveri, che uscivano dalle loro tombe la notte per succhiare il sangue dei vivi, sia dalle loro gole che dai loro stomachi, e poi tornavano nei loro cimiteri. Le persone a cui succhiarono il sangue si indebolivano, divenivano pallide e iniziavano a consumarsi, mentre i cadaveri che succhiavano il sangue prendevano peso, la loro carnagione si faceva rosea e godevano di un grande appetito. Fu in Polonia, Ungheria, Slesia, Moravia, Austria e Lorena che i morti poterono così gioire”.

Se perfino un illuminista come Voltaire prendeva posizione, si rischiava di non uscire più dalla barbarie. Ci pensò l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria a dirimere la situazione, col suo solito piglio energico e razional: inviò il suo medico personale, Gerard van Swieten, ad investigare nei territori infestati. L’uomo chiaramente decretò che i vampiri non esistevano e la sovrana emise una legge per proibire le profanazioni delle tombe. Legge che, chiaramente, non venne immediatamente recepita in quei villaggi sperduti e superstiziosi.

Foto dal Web

Comunque vennero anche pubblicati dei saggi, come quello dell’abate Agostino CalmetDissertazioni sopra le apparizioni de’ spiriti, e sopra i vampiri, o redivivi di Ungheria, di Moravia e di Slesia (1770) o la Dissertazione sopra i vampiri dell’arcivescovo di Trani Giuseppe Davanzati, stampata a Napoli nel 1774. Quest’ultimo, nei suoi lunghi viaggi, aveva visto molte situazioni di povertà e disagio e aveva preso nota di tradizioni per cui i defunti potessero tornare in vita la notte per mordere e dissanguare bestiame e umani.

L’idea che tormenta gli umani quando si trovano dinanzi a morte incompresa, malattie improvvise e devastanti, è quella di trovare un capro espiatorio: in alcuni stati si è gridato all’untore o si è proceduto a un’epurazione razziale, contro gli ebrei ad esempio, nelle zone slave invece si è pensato a spiriti da appagare per non incorrere nelle loro ire. Spiriti che si manifestavano con le pestilenze, da cui il termine Nosophoros, ovvero portatore di malattia. Spiriti da appagare, come ad esempio quello della Kikimora, del Vodyanoy o delle Rusalka.

Poi arriva il XIX secolo e il romanticismo e anche il Vampiro si fa più affascinante.

Semplicemente abbiamo iniziato a mostrarci di più, incautamente, oserei dire. Iniziamo con lo specificare che un comune nome di Vampire appare per la prima volta nell’Oxford English Dictionary nel 1734, ma da allora la sensibilità sociale, complice l’illuminismo e il progresso, inizia a cambiare. Il primo romanzo sui vampiri è quello di John Polidori, medico e amico di Lord George Byron, intitolato Il Vampiro e pubblicato nel 1819. Era un romanzo per la nobiltà sofisticata e anticipava il grande successo che avrebbe avuto in epoca vittoriana.

Nel 1879 viene pubblicato, Carmilla, la prima vampira donna, nata dalla fantasia dell’irlandese Joseph Sheridan Le Fanu. Carmilla è lo specchio della sua società, rappresenta l’archetipo delle paure dell’epoca in quanto donna, straniera, atea e omosessuale, quindi completamente fuori dai canoni sociali.

Arriviamo quindi al Dracula di Bram Stoker, pubblicato nel 1897, che mantiene la suggestione aristocratica e nobile, riprendendo i miti delle terre di origine dei vampiri e legando indissolubilmente nell’immaginario comune, l’origine della mia razza a Vlad Tepes l’impalatore di Valacchia. Anche per lui assistiamo alla demonizzazione dello straniero e della corruzione dei costumi sessuali e della passione, seguendo un bigottismo imperante che dominò la fine del secolo.

Approfondiamo i concetti di come si uccide un vampiro o come se ne impedisce il ritorno. Ci sono riti davvero truculenti in merito.

Foto dal Web

Oh beh, hai solo l’imbarazzo della scelta, Ma P’tite. Possiamo parlare del paletto, di frassino, biancospino o quercia (a seconda della tradizione locale) sul cuore, oppure nello stomaco (Serbia) o nella bocca (Russia e Germania). Un palo infilato con forza nel petto non solo “sgonfiava” il presunto vampiro, ma spesso terrorizzava tutti facendo passare l’aria tra le corde vocali del cadavere, facendogli emettere dei suoni come d’agonia o d’odio. Si potevano poi compiere una serie di riti scaramantici e difensivi: aglio, rosa selvatica, biancospino e verbena servono a tenere lontani i non-morti, mentre crocifissi, rosari e acqua santa possono esorcizzarli. Anche gli specchi sono usati per allontanare i vampiri, ad esempio posizionandone uno sulla porta d’ingresso, il che permette di accorgersi se chi bussa è un vampiro perché secondo alcune culture, i vampiri non possono riflettersi e talvolta non proiettano la propria ombra, forse per via della mancanza dell’anima.

Oppure si può procedere alla decapitazione e, se questo non basta, si può seppellire la testa lontano dal corpo, oppure di inchiodare corpo e testa al suolo con paletti di legno, ferro o acciaio per legare il cadavere alla terra e impedirgli di vagare in caccia.

Il cadavere poteva anche venire smembrato, i pezzi bruciati e infine dispersi in mare o mischiati ad acqua e somministrati ai parenti come cura contro il suo ritorno, quindi non chiederti più come mai gli umani nel passato morissero come mosche e si diffondessero malattie inspiegabili come il morbo di Creutzfel Jacob che tutti oggi conoscono come “Mucca pazza”.

Alla fine, se ho ben capito quello che mi stai dicendo, l’origine di tutto è la paura della morte. Ma dimmi ora. Cosa c’è di vero? Tu chi sei? Cosa sei?

Noi siamo creature antiche, dagli umani abbiamo origine, ma sebbene ci chiamino non morti, il nostro sangue dona la vita eterna. Non una morte fatta di dolore e decomposizione, ma la cristallizzazione del corpo in un istante infinito, prima dell’ultimo respiro. Noi non siamo mai morti e la nostra anima è qui, saldamente ancorata al nostro corpo. Ma come tutto ciò che esiste, anche noi siamo soggetti alla Legge dell’Equilibrio. A tanti poteri, corrispondono debolezze che bilanciano i piatti. Sebbene il paletto non ci uccida, ci immobilizza in una paralisi cosciente in cui non riusciamo a muoverci. Il sole fa il resto perché per noi sì che è mortale, poiché reagisce con quelle stille che circolano nel nostro corpo e rendono noi vampiri, o i licantropi legati alla luna o i maghi in grado di attingere all’energia della terra. E, quando il sole incontra le stille, le fa bruciare.

Qualcuno dice che siamo maledetti, ma io so solo di essere una persona, diversa da te, ma sempre una persona. Semplicemente, per l’essere umano che ancora crede nel concetto di “fatto a sua immagine e somiglianza”, è impossibile ammettere l’esistenza di altre razze davvero diverse stavolta, non come le etnie. Specie se queste razze vi dominano in segreto da millenni e vi usano come cibo.

Colgo un brillio nei tuoi occhi al parlare di cibo, quindi ti lascio andare a caccia, ringraziandoti per questa intervista.

Grazie a te che ci fai vivere, giorno dopo giorno e grazie alle mie seguaci. So che si dividono in Team Etienne e Team Tiano e a loro posso solo dire che io non perdo pelo a primavera e non bevo dalla tazza del water.

Foto dal Web

0 commenti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi