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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

Azzurrina e i Ghost Hunters

da | Mag 1, 2023

Foto dal Web

La storia di Azzurrina mi ha colpito fin dalla prima volta in cui ne ho sentito parlare. Come non intenerirsi davanti alla tragedia di una bambina di pochi anni, segregata nel castello paterno perché nata albina e per questo, a rischio di accusa di stregoneria? Come non immedesimarsi in quella madre che, pur di nascondere il problema e concederle una vita normale, tentava di tingerle i capelli con colori naturali dell’epoca, ottenendo che si scolorissero nell’azzurro tenue che le ha imposto il suo nome?

Eh sì, perché la piccola figlia del signore di Montebello, Ugolinuccio Malatesta, aveva un altro nome: Guendalina (secondo le guide turistiche) o Adelina secondo il mitologico parroco che nel 1620 avrebbe trascritto la leggenda orale in un libello dal titolo Mons belli et Deline. Una notte, durante il solstizio d’estate del 1375, quando il padre era lontano per combattere e un violento temporale scuoteva le finestre del castello, la bambina giocava con la sua palla di pezza per le stanze. Fu allora che accadde la tragedia.

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La piccola era sempre sorvegliata a vista da due guardie personali, Domenico e Ruggero, ma quando la palla di stracci rotolò lungo una ripida scala a chiocciola fin nei sotterranei e cadde nella ghiacciaia e la piccola la seguì, i due la persero di vista.

La ghiacciaia era un pozzo profondo, chiuso da un’unica botola e senza altre via di uscita, ma quando le guardie udirono un urlo straziante, e accorsero sul luogo dell’accaduto, non trovarono nulla: la bambina era svanita, di lei non rimase alcuna traccia e non venne mai più ritrovata.

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Inizia allora la leggenda del fantasma di Azzurrina, che durante le notti del solstizio d’estate, ogni cinque anni, farebbe udire la sua voce, i pianti, i lamenti e le grida che vengono puntualmente registrate dai Ghost Hunters. C’è chi dice di averla vista, chi ne ha studiato le forme rubate in scatti evanescenti, chi ha registrato e analizzato le sue armoniche vocali, chi l’ha dipinta, lasciando il suo quadro come inquietante testimonianza nel castello.

Analizzando la vicenda con l’occhio scettico, dobbiamo dire che non solo l’unica menzione di Azzurrina nella storia viene dal libro “Memorie sul Castello di Montebello di Romagna”, scritto da Tommaso Molari, edito agli inizi del 1900, in cui è riportato il fatto insieme ad altri racconti popolari che circolavano sul borgo di Montebello: “La leggenda popolare vi intesse intorno il suo mondo di spiriti e di folletti, tanto che, nella notte, chi vi si attarda, sente salire dai trabocchetti rumori strani, tonfi e vagiti paurosi di anime chiedenti pace” scrive il Molari.

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Dobbiamo anche rimarcare che la leggenda ha iniziato a circolare nel 1989, anno in cui il castello è stato aperto al pubblico a pagamento e che le registrazioni fatte dal CICAP al solstizio estivo del 2010 non hanno rilevato nulla di anormale e che le rilevazioni fatte da altri possono venire spiegate con la pareidolia, ovvero la tendenza del nostro cervello di dare a suoni incomprensibili un senso compiuto e logico.

Indagini da parte di spiritisti e studiosi pro-spettri invece hanno dimostrato che le armoniche di quelle voci non sono umane e, alla ricostruzione visiva della laringe che avrebbe emesso il suono, risultano evidenze inquietanti.

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Veniamo ora ai Ghost Hunters, che, abbandonata la tavola Ouja e i salotti di casa, percorrono di notte luoghi abbandonati, insalubri e pericolanti alla ricerca di prove sull’esistenza delle anime vaganti. Il loro è un hobby (e per qualcuno un vero lavoro), che ha dato molto pane ai miei racconti e romanzi. Per raccogliere prove della presenza di anime nel mondo, i G.H. si muniscono di una serie di attrezzi tecnologici per registrare tracce audio e video delle apparizioni. Vediamole insieme.

Rilevatore di campo magnetico o EMF per rilevare anomalie del campo magnetico che, una volta esclusi cellulari e altre sorgenti di emissione nota, sarebbero indicativi della presenza di uno spettro.

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Telecamera infrarossi e/o termometri per trovare “punti freddi” in corrispondenza dei quali ci sarebbero i fantasmi.

Registratore digitale per le voci propriamente dette.

Spirit box che esplora le frequenze radio AM con una scansione al secondo catturando il cosiddetto rumore bianco dentro il quale dovrebbe potersi sentire la voce degli spiriti (metafonia).

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Rilevatori di movimento da posizionare in vari luoghi delle case, magari inquadrati da telecamere fisse.

Sorgenti di energia per dare “energia” ai fantasmi, dato che pare che amino succhiare le batterie degli strumenti.

Compositore vocale è un oggetto che ho visto usare da Zak Begans e il suo team, ma di cui non ho trovato traccia in vendita. Si tratta di un piccolo computer, simile a quello usato dai tetraplegici per comunicare usando lo sguardo, che è dotato di un vocabolario ricco e che dovrebbe essere usabile anche dagli spettri che, in quel modo, potrebbero comunicare con efficacia e con parole di senso compiuto. Viene da chiedere come mai non lo si usi costantemente!

Benché nei miei romanzi l’anima e lo spiritismo siano componenti importanti, la parte razionale della mente non può non porsi legittime domande sulle tante frodi e cattive interpretazioni di normali fenomeni naturali, come i granelli di polvere e polline scambiati per Orbs.

Vi lascio tuttavia con un video delle registrazioni vocali di Azzurrina. A voi la decisione!

Estratto dalla trasmissione Mistero

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