Da quando ho adottato due arnie, ho scoperto il mondo dell’apicoltura e la meravigliosa organizzazione degli alveari e degli sciami ed è giunto il momento di parlare del prodotto più importante e conosciuto delle api: il Miele. Dopo l’oro nero della liquirizia, trattato nel precedente articolo nell’Armadietto di Draco ecco quindi l’oro liquido, quel cucchiaino dolce e avvolgente che una singola ape produce nella sua breve vita di appena quaranta giorni.
La dispensa di Zel
Zel Darcy è un personaggio enigmatico, viaggiatore incallito, amante del vizio in ogni sua declinazione. Dalle sue lunghe peregrinazioni porta sempre a casa qualcosa di nuovo da assaggiare. Scopriamo insieme cosa cucinare con lui.
Castagne e Ghiande
Frutti simbolo dell’autunno, sono il Pane dei Poveri, poiché dalle loro farine possono essere realizzati dolci e panificati alternativi al grano, ottimi quindi per chi soffre di intolleranze e allergie. Nella mia famiglia non c’è una grande tradizione nell’uso delle ghiande, ma le castagne trovano posto sulla tavola e nelle merende dei giorni d’inverno. come non ricordare poi le “castagnate”, gite in collina e in montagna, tra ottobre e novembre, per raccogliere le castagne, rigorosamente coi guantini e il bastone appuntito per sgusciarle dai ricci spinosi. Castagne per me vuole dire soprattutto merenda, con la padellina sulla fiamma e i marroni all’interno, rigorosamente incisi sul lato bombato, che cuociono spandendo il loro profumo in tutta la casa. E quando riuscivi a pelarle, con le dita ustionate, le infilavi in bocca e… “Ashashahshahsahsaaaah”, si giocava al fumo di drago!
La zucca
Se c’è una verdura che ci fa pensare subito all’autunno, ad Halloween e all’arrivo delle festività natalizie è proprio la zucca. Per me, figlia di un cremonese, la zucca è un intercalare dell’autunno e dell’inverno, una costante dolce e versatile che si è conquistata un posto d’onore nei miei ricordi di bambina. Nel nostro orto non mancava mai un filare di zucche mantovane, quelle con la scorza tenace, verde e bitorzoluta, rigorosamente nate da semi di zucche che l’anno prima erano risultate particolarmente buone. Quei semi, tenuti con cura per tutto l’inverno, venivano piantati ai primi caldi primaverili nel semenzaio, trapiantati, curati tutta l’estate e poi raccolti e messi al riparo in cantina, su quell’enorme tavolo che ospitava anche i cachi e i kiwi e da cui si attingeva giorno per giorno, man mano che i frutti finivano di maturare, mentre fuori arrivava il gelo.
L’ortica
Non mi vengono in mente molti altri doni della natura così odiati e bistrattati come l’ortica! Chi di noi non ha mai sfiorato per sbaglio una di queste piante che crescono spontanee e infestanti in ogni luogo incolto? Chi di noi non ha mai tirato giù un calendario di moccoli nella mezz’ora successiva? Non a caso, qualsiasi irritazione e rossore della pelle viene della “orticaria”. Ebbene oggi parleremo dell’ortica da un altro punto di vista, quello farmacologico e culinario.
Fiori eduli
La prima volta in cui ho visto fiori in un piatto, era un’insalata mista confezionata all’Esselunga (tra l’altro un market in centro a Milano, non certo qui in campagna) e conteneva per lo più violette. Una volta assaggiati, non avevano alcun sapore, parevano insalata, ma studi successivi mi hanno fatto capire che il problema non sono i fiori, ma la loro coltivazione; esattamente come un latte di malga o un burro d’alpeggio sono più ricchi di sapore di un panetto industriale, così fiori coltivati nel giusto modo e consumati appena colti, mantengono profumo e fragranza tale da arricchire i piatti.
Lo zafferano
Lo zafferano è la spezia più preziosa, più costosa in assoluto: un grammo di pistilli di Crocus sativus della miglior qualità può arrivare a costare 30 euro. Il motivo è presto spiegato dal ciclo vitale della pianta e dalla sua resa alla raccolta: il fiore ha un corredo genetico triploide ed è sterile, quindi senza l’aiuto dell’uomo non può riprodursi. La riproduzione avviene infatti per moltiplicazione vegetativa, attraverso la selezione di un clone iniziale o per ibridazione interspecifica.
Il peperoncino
Non c’è spezia più inconfondibile del peperoncino. Presente negli amuleti portafortuna e nella cucina di tutti i paesi caldi, di solito è conosciuto nella sua varietà rossa a cornetto, ma il mondo dei peperoncini, come ho imparato in questi anni, è davvero variegato. Tutto è iniziato con una confezione di peperoncini secchi scaduta e quindi davvero poco piccante. Mio marito Claudio, amante del piccante, si è lamentato della mancanza in casa di qualcosa di davvero piccante e il giorno successivo, durante una visita all’annuale fiera dei fiori di Cusago, in primavera, ho trovato una pianta mai vista prima.
La cannella
Ci sono poche spezie legate alla mia infanzia come la cannella. I gelatai la mettevano sulla panna che impreziosiva i miei coni al pistacchio, la mamma e la nonna me la mettevano sul cappello di panna della cioccolata o sulla ciotolina di fragole, non mancava mai nelle mele cotte di papà insieme agli amaretti e, col suo aroma intenso, riusciva a placare ogni preoccupazione e ogni tristezza.
Il Curry
Iniziamo col dire che non esiste un solo Curry, ma almeno uno per ogni persona che abbia messo le mani in cucina. Non solo ogni stato (Cina, India, Giappone, Thailandia, Pakistan ecc.) hanno un loro Curry, ma anche le singole regioni e le famiglie, hanno ricette tradizionali che si tramandano nei secoli di genitore in figlio.