Danzare è un’abitudine antichissima, nata con la socialità e il pensiero estetico umano. Le prime danze dovevano essere proprio come quelle praticate nei corsi di Danze Orientali, tra le quali la Danza del Ventre è la più conosciuta, a piedi nudi, con un accompagnamento musicale di base con tamburi o flauti o rudimentali strumenti a corda. Non serve altro per la Danza del Ventre: non artifizi e virtuosismi musicali, non complesse tecniche di scrittura di spartiti.
La Danza del Ventre viene dal cuore, dall’anima, dalla parte più sensuale del nostro corpo che reagisce al ritmo semplice dei cimbali e dei tamburi, esplorando le sue possibilità armoniche. E’ una danza fatta di voluttuosi ammiccamenti, di pudiche offerte, di pelle delicatamente ostentata nei ricami ambrati dell’henné.
Qualsiasi insegnante di danza potrebbe dire che la propria arte viene dal cuore, che si esplicita nella conoscenza del corpo del danzatore, dei suoi limiti, del rapporto col suo partner di ballo, ma solo un insegnante di Danze orientali può portarvi a sentire i tamburi dentro l’anima, a scoprire una tradizione di popoli lontani nel tempo e nello spazio e a guarire il vostro corpo attraverso lo sviluppo del Core addominale.
Danzare mette in moto muscoli che la nostra vita sedentaria e spinta alla valorizzazione superficiale dell’aspetto esteriore dimentica e trascura. In fondo, quella che fa colpo è la tartaruga, la natica scolpita o la curva perfetta della spalla. Nessuno si preoccupa del lavoro dei muscoli più interni del ventre tranne chi cerca un rapporto più profondo con sé stesso e il proprio equilibrio.
Pratico Danza del Ventre da 12 anni e ho trovato molto in quest’arte: la pacificazione di quel prepotente richiamo che viene identificato come Mal d’Africa, la valorizzazione del mio corpo, lo sviluppo del ritmo e della coordinazione e, infine, delle grandi amiche! Vi lascio con un filmato di un’artista bravissima, Irina Akulenko, il mio modello inarrivabile di tecnica, bellezza e sensualità.
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