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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

La Liquirizia

da | Mar 5, 2024

foto dal Web

Veniva definita Oro Nero, prima che il fetido petrolio ne usurpasse il nome. E non a caso la liquirizia era preziosa come l’oro! Le sue proprietà farmacologiche sono importanti e variegate, tanto da renderla una pianta davvero utile in erboristeria. Personalmente non amo la liquirizia pura, è troppo amara, mi stordisce le papille gustative, preferisco le caramelline gommose, più delicate o, meglio ancora, le radici da masticare fino a farle sfioccare in un pennellino aromatico utilissimo quando, fuori casa, non si riesce a lavare i denti. Nella mia infanzia, le liquirizie avevano le mille forme delle Morositas, delle Tabù, delle Tic tac, ma anche delle rotelle e di tutte le gommose Haribo, ma anche il bastoncino del Liuk al limone, che si scioglieva in mano e macchiava tutto di nero appiccicoso!

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La pianta che ci dona le sue radici da cui estrarre l’essenza di liquirizia è la Glycyrrhiza glabra, una pianta perenne le cui proprietà farmacologiche erano già note, in Egitto, in medio Oriente e in Cina. L’evo Oscuro come sempre ci ha tolto queste antiche sapienze e solo nel XV secolo è stata reintrodotta negli erbari dai frati domenicani, ma già Ippocrate la consigliava contro la tosse.

Principio attivo è un glicoside chiamato glicirrizina di cui sono note le proprietà antinfiammatorie e antivirali e potrebbe sostituire il saccarosio nella dolcificazione degli alimenti. Principalmente viene usata nella terapia dell’ulcera, malattie croniche del fegato e nella prevenzione di gravi malattie autoimmuni, oltre a inibire la replicazione del virus HIV e coronavirus associato alla SARS in cellule umane.

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Esiste una dose massima consigliata giornaliera che è di 2 mg/kg al giorno di glicirrizina (bisogna controllare il contenuto nelle caramelle che consumiamo rospetto al loro peso, ma anche alcuni farmaci e parafarmaci o lassativi ricchi di estratti di concentrati di liquirizia). La glicirrizina ha infatti molti effetti collaterali sull’equilibrio dei sali minerali nel corpo e un abuso di liquirizia può provocare ritenzione idrica, aumento della pressione, fino all’ipertensione (tramite riassorbimento del sodio, e maggiore escrezione di potassio) e questo diviene evidente con gonfiore al viso e alle caviglie, mal di testa e astenia. Inoltre possono aumentare l’effetto di farmaci assunti e andare in contrasto con l’uso, per esempio, dei farmaci digitalici, causando ipersensibilità al prodotto. Pertanto le persone predisposte a ipertensione o edemi, i diabetici e le donne in gravidanza o in allattamento, devono evitare l’uso prolungato di estratti di questa pianta. Da evitare l’uso anche in caso di epatopatie colestatiche, cirrosi epatica, ipertensione, ipopotassiemia e grave insufficienza renale.

A difesa della liquirizia, sembra che l’aumento della pressione sia evidente solo in seguito al consumo di caramelle e dolciumi in cui è contenuta la sola glicirrizina, che è uno dei componenti della liquirizia, ma non se questa è consumata nella sua integrità. Quindi resta importante presidio terapeutico per rendere più fluido il muco, facilitandone l’espulsione dalle vie respiratorie; inoltre, contrasta l’infiammazione e lo sviluppo di infezioni, facilitando la ripresa della normale funzionalità respiratoria. Questi effetti sono associati prevalentemente alle saponine triterpeniche, anche se non si può escludere il contributo di altri composti, soprattutto i flavonoidi.

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La glicirrizina riduce l’acidità di stomaco, prevenendo la formazione di ulcere e migliorando i sintomi associati a disturbi della secrezione gastrica come le esofagiti da reflusso e in questo posso confermare in prima persona la sua utilità, visto che la uso da anni come rimedio naturale quando i problemi gastrici da stress e ansia mi devastano lo stomaco. Alcuni studi preclinici hanno evidenziato anche la capacità dei componenti della liquirizia di contrastare l’infezione da Helicobacter pylori, uno dei batteri corresponsabili dell’ulcera peptica. Infine, nei casi di afte orali, l’uso dell’estratto topico aiuta la guarigione. 

Personalmente amo consumarla sia masticando la radice che in tisana, insieme a menta, melissa, finocchio e altre piante utili per i vari disturbi di stomaco o intestino, creando il mix adatto a quel giorno particolare.

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