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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

La Mandragora

da | Dic 12, 2022

Foto dal Web

E’ proprio il caso di dire che ho conosciuto la mandragora e sono ancora qui a raccontarlo. Poco più di un mese fa (ottobre 2022), ho cucinato degli spinaci presi freschi in un discount, ma per fortuna, avendo sentito un fastidioso gusto amaro, non ne ho ingeriti che un pugnetto bollito. In meno di dieci minuti ho iniziato ad avere coliche, conati, tremori e vertigini che sono andati diminuendo solo il giorno dopo, ma che mi hanno lasciato strascichi per tutto il mese successivo. Per altri tre giorni non ho immaginato la causa, che imputavo a una congestione o un virus intestinale, poi ho letto articoli su intossicazioni anche di altre persone in diverse parti di Italia e ho capito come mai stessi così male.

Certo conoscevo la mandragora (o mandragola) dall’adolescenza, dai primi studi esoterici in cui questa pianta, ma soprattutto la sua radice antropomorfa mi avevano affascinato per l’impatto sociale avuto sulla medicina e la stregoneria. Inizialmente pensavo che gli antichi miniaturisti fossero esagerati nel rappresentare le fattezze umane, quasi piccoli golem, nelle radici, ma confrontandole con la realtà, sono rimasta basita.

Foto dal Web

La Mandragora in effetti contiene alcaloidi simili all’atropina, dunque gli effetti sono simili. Vediamoli insieme: se assunta in grande quantità, la mandragora provoca allucinazioni, vomito e problematiche gastrointestinali, tachicardia, pressione alta, convulsioni e, in casi estremi, anche la morte. Un tempo era usata, sotto stretto controllo, come analgesico, allucinogeno, sedativo e afrodisiaco. La radice di mandragora rappresenta la droga di questa pianta e un tempo era utilizzata per l’azione narcotica e contro il dolore. Il rizoma della mandragora contiene diversi alcaloidi propanici tra cui l’atropina, comuni ad altre Solanaceae come la Belladonna e caratterizzati un’elevata tossicità. Un tempo, infatti, gli estratti ottenuti dalla mandragora come la tintura madre di mandragora o l’olio di mandragora erano impiegati nel trattamento del dolore, oltre che per favorire il sonno e migliorare le prestazioni sessuali.

Foto dal Web, Mandragora

Come potete vedere, l’errore è facile, la piantina della mandragora, che io non conoscevo, essendomi cimentata sempre sullo studio delle radici, ha un aspetto simile non solo agli spinaci, ma anche (in misura minore) con le bietole e la borraggine.

Foto dal Web, Spinaci

Quello che mi ha “fregato” a maggior ragione, è che è proprio la fioritura autunnale quella maggiormente carica di alcaloidi. Il consiglio che mi sento di dare a tutti, è di fare attenzione a sapori strani, aspetto non proprio caratteristico di un vegetale e, soprattutto alla raccolta spontanea di fiori, piante e funghi.

Foto dal Web, Borraggine

Per riconoscere la pianta di mandragora occorre tenere presente che, rispetto ad esempio alla borraggine, questa specie forma rosette basali di foglie prive di peli e i fiori non sono portati da fusti ma si sviluppano da terra.

Foto dal Web, Bietola

Anche la Bietola si può riconoscere per i fusti più lunghi e che tendono verso l’alto. Rispetto ad altre specie che fioriscono in primavera o in estate, la mandragora fiorisce in autunno con fiori campanulati e successivamente forma bacche gialle non commestibili. Ciò che risulta inconfondibile della mandragora è chiaramente il rizoma.

Foto dal Web

Nel Medioevo si credeva che la pianta nascesse da gocce di sperma o urina di un condannato a morte per impiccagione. E’ noto infatti che, con questa pratica, che causa una agonia da pochi istanti a qualche minuto, il condannato perda urina e fluidi biologici mentre si contrae e soffoca. Si credeva inoltre che, estirpando la pianta, questa avrebbe emesso un urlo agghiacciante, proveniente dallo spirito maligno dell’impiccato, in grado di far impazzire il raccoglitore. Non ho mai sperimentato di persona il rumore in questione, ma c’era a tal proposito un rituale preciso da compiere per raccogliere la pianta.

Per prima cosa occorreva disegnare tre cerchi attorno alla pianta, utilizzando una spada di ferro o un ramo di salice. La terra veniva poi inumidita da urina di donna e la raccolta poteva essere effettuata da una vergine o da un cane nero, il venerdì al crepuscolo, legando la pianta alla coda o al collo dell’animale e sacrificandolo alla follia e alla morte al posto del raccoglitore.

Foto dal Web

Altro accorgimento, che ben riassume il rispetto e il timore per una pianta riconosciuta mortale e dalla forma così inusuale: la radice doveva essere raccolta entro il settimo anno di età, per evitare che dal rizoma della pianta nascesse un embrione umano.

Ma le superstizioni non finiscono qui! Dopo la raccolta, la radice di mandragora andava purificata lavandola nel vino rosso e avvolgendola in una stola di seta bianca e rossa e doveva poi essere nutrita con sperma e sangue per aumentarne le proprietà afrodisiache. 

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