BLOG LETTERARIO

LIBRI, AUTORI, CURIOSITA’ E MISTERI DAL MONDO

“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

Andrea Ventura

da | Apr 23, 2022

L’ospite di oggi è Andrea, una persona che dal dolore di una grave perdita, ha saputo trarre un insegnamento, una filosofia e un nuovo scopo. La sua intervista, toccante e personale, porta in auge un momento che tutti abbiamo vissuto nella vita: quando perdi qualcosa di importante e puoi decidere cosa fare della tua vita, se crollare o rialzarti, tu cosa farai?

Foto su concessione dell’autore

Ciao e benvenuto nel Blog di memorie dal Buio. Rompiamo il ghiaccio con una presentazione. Raccontaci di te e di ciò che hai scritto.

Ciao, grazie per l’opportunità! Mi chiamo Andrea e sono di Palermo. Ho cominciato a scrivere dopo il diploma, la prima cosa che è venuta fuori dalla mia penna è stata una fanfiction crossover. Da allora mi sono specializzato nei racconti comici e poi nel nonsense puro. Ho pubblicato cinque libri in self publishing e giornalmente pubblico un articolo sul mio blog “Le avventure di tutto”, dove per articolo si intende un racconto o un tutorial comico, o qualsiasi cosa. Tutto, in altre parole.

Quanto è importante il ricordo e la memoria nella trama del tuo lavoro?

I miei racconti non si basano sulla memoria, quanto sulle battute e descrivere situazioni. Far ridere è un’arte. Non escludo che qualcosa da me vissuta possa poi ricordarla ed esprimerla all’interno dei racconti, ma di base le battute le invento sul momento.

Quando scrivi, quanto attingi al tuo vissuto e alle esperienze passate?

Tanto. Non vedo come possa essere altrimenti: vivere significa scrivere e viceversa. Non possiamo scrivere qualcosa che non abbiamo vissuto.

Racconta il momento catartico, il più importante che serbi nel ricordo del processo di scrittura del tuo lavoro.

È bellissimo quando le parole scorrono da sole. Ho composto, record personale, anche 8000 parole in un giorno solo. Certo, non le compongo sempre, ma alla fine di ogni sessione ho comunque un senso di completezza, fossero anche solo dieci parole solo.

Dei tuoi personaggi, ce n’è uno che possa essere lo specchio del vissuto, della sapienza e delle memorie?

Tutti i miei protagonisti. So che può sembrare strano perché non sono esseri umani, eccetto l’Uomo Ape, ma tutti loro riservano un carattere della mia personalità: il Puntatore si inalbera facilmente, il Pentagramma è un po’ vanesio, la Pasta ha molte forme e aspetti, il Giglio ama i cruciverba e la logica e l’Uomo Ape è un ingenuo. Mi ci rispecchio molto.

Condividi un ricordo particolare della tua vita che possa aiutarci a capire il tuo lavoro nella sua completezza.

Il giorno in cui mia mamma è venuta a mancare (ogni libro che ho scritto è dedicato a lei), ho pensato che poteva essere l’occasione di crollare o andare avanti. Non ho dovuto aspettare molto per rispondere a questa domanda. Dovevo solo scegliere, e cosa avrei dovuto scegliere, dopo aver sperimentato il dolore? Ho pensato che nel mondo esiste il dolore, il dramma, l’ansia, l’angoscia. Molti libri raccontano questo. Io no. Non me la sono sentita di aggiungere altro dolore, così ho deciso di scrivere racconti comici, per aiutare le persone.

Parliamo ora del tuo lavoro di Editor. Come ti sei approcciato a questa professione e come ti aggiorni professionalmente?

Ho fatto da beta reader per alcuni anni, così ho fatto pratica. Ho ricevuto degli editing professionali per i miei libri, e ho appreso in quel modo come si lavora. Lavorare come editor, però, non era un’idea all’inizio, si è sviluppata nel tempo. Un racconto dopo l’altro, ho pensato che potessi giocare le mie carte ed esporre le mie idee nell’editoria. Così ho svolto il corso alla Navarra Editore e attualmente sto svolgendo il corso alla Saper Scrivere. Più in là svolgerò altri corsi. È un lavoro in cui si impara sempre, nella teoria ma ancora di più nella pratica.

Qual è la cosa più stimolante e la più pesante del tuo lavoro?

Mi stimola confrontarmi con gli autori, dare loro consigli, guidarli nella struttura dei loro testi eliminando ogni imperfezione e valorizzando ciò che può andare bene. È pesante, ahimè, il rapporto a volte stretto… fin troppo! Per questo è opportuno fissare dei limiti, sia per gli orari sia nei clienti singoli. Per fortuna, la maggioranza comprende le necessità.

Ci sono capisaldi nella stesura della narrativa moderna che gli autori dovrebbero rispettare o rifuggire? (Show don’t tell, archetipi ecc.)

Dipende. La cosa più importante secondo me è “saper” raccontare. Essere in grado di convincere i lettori che il proprio racconto è bello e valga la pena leggerlo. Come se fossimo tra amici, no? C’è sempre quel personaggio che non vede l’ora di raccontare un aneddoto. E crea aspettativa, curiosità. Ecco, bisogna essere in grado di rispettare quell’aspettativa, perché sono sicuro che così facendo il rapporto lettore/autore diventa magico, incrollabile. Più si è in grado di far entrare il lettore in una storia, più quest’ultimo si sentirà coinvolto nelle vicende senza riuscire a staccare gli occhi dalla pagina. Come vedi, non ho citato nessuna tecnica. È qualcosa di più profondo, viscerale, oserei dire. Un libro deve emozionare, altrimenti stiamo parlando di un elenco telefonico.

Come dovrebbe essere un buon editor?

Non lo posso dire io, ne so troppo poco. Un editor si trasforma ogni volta, ogni testo è una storia a sé e su quello lavoro. Certo, ci sono delle linee guida base, come per esempio l’approccio a un testo, guardare la sua struttura e correggere grammatica e buchi di trama. Quello certamente. Ma il “know-how” di un editor non è ancora stato scritto, perché ognuno di noi è diverso e proprio per questo mi interesso sempre di come lavorano i miei colleghi, in modo da imparare e perché no, dire qualcosa anch’io.

Se già non ci apparisse forte questo collega autore, che si rialza e trova il modo di migliorare il mondo portando il sorriso e l’ironia, c’è anche il mestiere di Editor, che gli permette di aiutare la creatività e le emozioni degli autori ad emergere e divenire parole, racconti e pezzi di vita.

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