BLOG LETTERARIO

LIBRI, AUTORI, CURIOSITA’ E MISTERI DAL MONDO

“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

J.L. Goodwell

da | Apr 3, 2022

Foto su concessione dell’autore

L’autore di oggi è J.l Goodwell che risponderà alle nostre domande su memoria e ricordo, ma che si presterà anche a presentarci il mondo dei Beta Reader, al quale è dedicato un articolo nel blog che esplora il mondo dei professionisti che girano intorno all’editoria. Intanto godiamoci un estratto del suo fantasy.

In un Impero segnato da guerre e intrighi politici, Miriam diventa un Sicario di Dio. Ma non dimentica Cecilia, la donna che l’ha cresciuta e poi abbandonata presso l’Ordine di Azrael, senza spiegazione. Mentre l’ombra del Pontefice si fa sempre più minacciosa sulle sorti dell’Impero, un incarico riporta Miriam ai luoghi della sua infanzia. La piccola macchia cremisi che le segna l’occhio sinistro fin dalla nascita potrebbe essere spiegazione per quanto sofferto, nonché verità taciuta dal Genere Umano sin dalle Cronache dell’Inizio.

Ciao e benvenuto nel Blog di memorie dal Buio. Rompiamo il ghiaccio con una presentazione. Raccontaci di te e di ciò che hai scritto.

Ho 32 anni, sono nata in Italia (trevigiana, per essere esatti!) e vivo in Olanda da quando ne avevo 29. Ho iniziato a scrivere qualcosa (fanfiction, per lo più) quando avevo circa 15 anni, ispirandomi a colossi della letteratura fantasy come Tolkien o Pullman. Poi, ho iniziato a scrivere “seriamente” verso i 18 anni e solo di recente ho capito COSA volevo scrivere. Scrivo romanzi low fantasy, in cui la componente fantastica è poco più di una sfumatura in un contesto molto vicino al nostro. La componente storica, quindi, è fondamentale e la ritengo doverosa del giusto spazio quanto la scrittura stessa. La mia prima trilogia “seria” si chiama “L’Impero degli Immortali”, ambientata in un Rinascimento alternativo al nostro. In essa, i concetti di Bene e Male sono strettamente legati tra di loro. In particolare, ho voluto sottolineare come la religione, per principio fonte di ristoro e unità, diventi mero strumento politico.

Quanto è importante il ricordo e la memoria nella trama del tuo lavoro?

È il motore degli eventi, in un certo senso. Miriam, la protagonista, trascorre buona parte della propria vita nell’omertà da parte di coloro che si sono presi cura di lei. Lei ricorda, pensa e ipotizza, senza però sapere esattamente come siano andate le cose e per quale motivo. Orfana, viene abbandonata anche da colei che considera la propria madre adottiva e di lei non sa più nulla per anni. Ricorda i tempi felici con lei, dalle giornate in campagna alle favole della buonanotte. E mentre Miriam diventa un Iscariota dell’Ordine di Azrael, un Sicario di Dio al servizio del Pontefice, la sua tristezza si trasforma in odio. Nel momento in cui la verità viene raccontata, i ricordi si fanno prepotenti, a tratti beffardi. Eppure, veicolo affinché comprenda tutto l’amore che le era stato dedicato.

Quando scrivi, quanto attingi al tuo vissuto e alle esperienze passate?

Molto. L’adolescenza è stata un miscuglio di esperienze, emozioni e pensieri. Credo che abbia contribuito enormemente alla creazione di questo libro, cui ho iniziato a pensare quando avevo 19 anni. La rabbia che Miriam sente, a causa dell`abbandono da parte di sua madre e da quanto le veniva taciuto, è dovuta alla mancanza di controllo su quanto sta accadendo. Una cosa che ho provato a fondo, durante la mia adolescenza, e che speravo finisse il prima possibile. Come la sofferenza che Miriam prova, appunto.

Racconta il momento catartico, il più importante che serbi nel ricordo del processo di scrittura del tuo lavoro.

Trovare un titolo (o sottotitolo, essendo una trilogia). Penso sia una componente molto importante per “comunicare” al lettore quanto sta per leggere e volevo fosse lungo al punto giusto e accattivante. Senza comunque essere del tutto chiaro, per stuzzicare la curiosità generale. “L’Impero degli Immortali” è il luogo dove tutta la storia si svolge, in ogni senso possibile. Una scelta semplice che diceva molto e celava qualcosa. Perfetto!

Dei tuoi personaggi, ce n’è uno che possa essere lo specchio del vissuto, della sapienza e delle memorie?

Lucio Cavalcanti, Precettore di Miriam presso l’Ordine di Azrael. Sicario “in pensione”, una volta noto come Mostro di Dio. Il suo appellativo è dovuto al fatto che fosse stato un monaco, condannato per eresia e scampato alla morte per motivazioni che nessuno conosce con esattezza. Ha preferito abiurare e diventare un Sicario, piuttosto che tornare nell’ipocrisia della Confraternita di appartenenza. Conosce e sa molte cose. Da latino, ritenuta una lingua “da studiosi”, alla vera natura di Miriam. Conosce a memoria la Storia Sacra (la nostra Bibbia) e ne usa i versetti per commentare diverse situazioni, felici o tristi che siano. Non si vanta della Conoscenza in suo possesso, un peso che sopporta grazie al proprio senso del dovere. Per questo, unito alla sua gentilezza e all’amore per la cultura, viene considerato da Miriam quasi come un padre.

Condividi un ricordo particolare della tua vita che possa aiutarci a capire il tuo lavoro nella sua completezza.

Questo libro nasce a seguito di una mia “crisi” di tipo religioso. Da credente, ho passato qualche tempo come agnostica (credevo nel Bene e nel Male, ma non in concetti come Dio e Satana o qualunque altra creatura divina) per poi riappacificarmi con la mia fede pochi anni fa. Avevo “visto” come la religione fosse diventata un metro di giudizio di alcuni verso altri, usata come scusa per i propri interessi o, come nel mio stesso libro, come mezzo politico. In pratica, come gli uomini avevano ridotto qualcosa che deve portare ristoro, serenità e unione. Ero disgustata da tutto questo e da chi non capiva questa mia confusione. Persone “di chiesa”, soprattutto. Semplicemente, mi sono allontanata da un Credo con queste caratteristiche, abbracciando un modo di vivere la religione molto più personale.

Parliamo ora del tuo lavoro di docente/traduttore/beta reader. Come ti sei approcciato a questa professione e come ti aggiorni professionalmente?

Ho iniziato a sentir parlare della figura del beta-reader in alcuni gruppi sui social che si occupano di scrittura e lettura. Fantasy, ma non solo! Ho notato fossero figure molto richieste e questo mi ha spinto a indagare, in merito. Non ho iniziato subito, appena capito cosa fosse un beta-reader: ho preferito prima documentarmi, cercando siti italiani e internazionali che ne parlassero nel dettaglio, fornendo magari degli esempi. Un giorno, un altro autore propone un suo romanzo fantasy, ambientato in un contesto medievaleggiante. Era un ambito che conoscevo abbastanza, considerate le letture passate e i saggi storici che leggo nel tempo libero. Da allora non ho più smesso! Per migliorarmi, cerco di leggere più libri possibile, che siano da affrontare come beta-reader o comprati in libreria, e di imparare da beta-readers più bravi di me. Consiglio piattaforme come Critters, Absolute Write e Schribophile, per ottenere materiale e consigli. Importante, anche, lo studio dell’evolversi della scrittura e della grammatica italiana.

Parlaci di questa professione, raccontacela.

È una grande responsabilità e un immenso onore. Innanzitutto, chiedo agli autori quali feedbacks vogliono avere e se hanno dei limiti di tempo per avere il manoscritto indietro. Molti autori vogliono il manoscritto entro certi tempi per proporli a una Casa Editrice! Parliamo dei contenuti, di cosa l’autore vorrebbe analizzare e, anche, qualche suggerimento su come presentare il libro al meglio. A volte vengo contattata anche per commentare la sinossi o la quarta di copertina! A lettura ultimata, compilo una scheda su trama, personaggi e una valutazione generale del manoscritto. Se l’autore ha domande, può contattarmi quando vuole. Non ho problemi a leggere generi che vadano oltre il fantasy, ma preferisco discutere anche di questo con gli autori: alcuni di loro non hanno preferenze, mentre altri preferiscono avere beta-readers “navigati” in uno specifico ambito. Non mi offendo, se un autore preferisce un mio collega. Anche se offro questo servizio del tutto gratuito, cerco sempre di essere professionale e seria.

Qual è la cosa più stimolante e la più pesante del tuo lavoro?

Trovo molto stimolante conoscere lo stile, le idee e i pensieri che gli altri autori vogliono comunicare con i propri libri. È un confronto che mi porta spesso a pensare a quanto io scrivo, e se vi posso prendere spunto per dei progetti futuri. E nel contempo, mi fa pensare a se quanto scrivo io sia abbastanza valido.

La cosa più pesante… o meglio, proprio brutta!… è la difficoltà a essere oggettivi. Se un autore mi chiede “Ti è piaciuto?” rispondo con “Funziona/Non funziona”. Io sono un possibile lettore, ma non è questo il mio ruolo principale in questo momento di collaborazione. Devo dire se la trama funziona, se i personaggi sono ben definiti, se l’autore sa comunicare chiaramente un messaggio, trovare refusi. Un libro può non piacermi per molti motivi… ma questo non significa in automatico che la storia non sia valida.

Come vedi evolvere l’editoria e gli autori nel corso degli anni? Come sta cambiando la scrittura e la lettura?

Il mercato dell’editoria italiana è in crisi da anni. Si stampano (e si importano dall’estero e traducono) molti libri, ma il numero di lettori resta comunque abbastanza basso rispetto alla quantità di manoscritti offerti. Anche se negli ultimi anni la vendita degli e-books è aumentata e l’amore per il cartaceo persiste. Nel contempo, esiste un “sottobosco” di autori italiani esordienti/emergenti in diversi ambiti letterari (basta chiedere in libreria qualche consiglio in merito!) spesso snobbati dal lettore medio. Si preferiscono titoli di importazione, che hanno già avuto successo in madrepatria (e quindi più facili da pubblicizzare) e meglio ancora se con autore dal nome anglofono. Molti autori, italiani o meno, scelgono scientemente di avvalersi dell’auto-pubblicazione piuttosto che di una Casa Editrice… ma tuttora permane una certa diffidenza verso questa prima scelta. Come se fosse una conseguenza a troppi rifiuti, un pattume letterario spacciato per libro degno di tempo e soldi. Ed è un peccato, perché credo di aver letto abbastanza da dire che il pattume si trova ovunque.

La scrittura si adegua anche e soprattutto con la lingua di riferimento. Alcune parole scompaiono, altre compaiono e diventano di uso sempre più diffuso.  Inoltre, si affrontano molte più tematiche e si sta provando ad allontanarsi dai maggiori scrittori di riferimento di un genere piuttosto che un altro. La lettura si sta “informatizzando” e, forse spinta dalla recente crisi economica, molti preferiscono gli e-books o, per gli amanti del cartaceo, i libri usati. In compenso, ho notato una maggiore compra-vendita di libri in lingua originale, spesso in inglese.

Chiacchierando con J.L. non ci si può non appassionare alla lettura, vista la passione con cui parla di sé e dei suoi lavori. Ma io parto avvantaggiata, il fantasy è il mio pane quotidiano, la mia comfort zone, la mia copertina di Linus. Merita una lunga riflessione soprattutto l’ultima domanda, che contiene amare verità con cui noi autori ci scontriamo quotidianamente. Uno dei motivi per cui ho deciso di aprire un blog letterario è proprio questo, contribuire alla diffusione della cultura, della lettura e offrire una finestra agli autori emergenti e ai loro lavori che, come dice Goodwell hanno lavori eccellenti da offrirci.

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