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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

Marco Fedele

da | Mar 14, 2022

Foto copertina, su concessione dell’autore

Cosa accade quando la morte giunge in un piccolo paese isolato, all’apparenza tranquillo? E’ quello che racconta Marco Fedele nel suo romanzo Il Bar, edito da Dark Zone edizioni.

L’autore oggi risponderà ad alcune domande sui ricordi e le memorie e potremo conoscerlo meglio e capire anche tante sfaccettature del suo romanzo.

Quanto è importante il ricordo e la memoria nella trama del tuo lavoro?

La maggior parte del mio lavoro si basa su ricordi personali, sia riguardanti eventi, sia riguardanti persone che ho conosciuto.

Quando scrivi, quanto attingi al tuo vissuto e alle esperienze passate?

Io ho avuto la fortuna e la sfortuna di nascere e crescere in un periodo storico particolare. Ho vissuto l’Austerity, gli anni di piombo e gli anni del miracolo italiano da bambino e da adolescente. Li reputo argomenti di discussione ancora attuali e da non dimenticare, pertanto attingo soprattutto a queste esperienze per le mie storie.

Racconta il momento catartico, il più importante che serbi nel ricordo del processo di scrittura del tuo lavoro.

Nel descrivere il paese immaginario in cui si svolge il romanzo “Il Bar”, ho inserito eventi di cui sono stato testimone in gioventù.

Dei tuoi personaggi, ce n’è uno che possa essere lo specchio del vissuto, della sapienza e delle memorie?

Ce ne sono parecchi. Ciascuno mi ha lasciato di sé un ricordo che ho inserito nel testo a seconda delle situazioni a cui la trama mi conduceva.

Condividi un ricordo particolare della tua vita che possa aiutarci a capire il tuo lavoro nella sua completezza.

Io ho origini nel Friuli Venezia Giulia e ho passato molte estati a Trieste e Gorizia. Ho riproposto nel thriller “Il Bar” la qualità della vita di provincia e il carattere gioviale dei personaggi. 

L’intervista si conclude qui, ma è innegabile che lasci una suggestione particolare a chi, come noi, ha vissuto i medesimi anni nella propria infanzia. Oggi si dice “sbloccare un ricordo”, ed è proprio quello che accade. Siamo impegnati ad andare avanti nella nostra vita, proiettati nel futuro e in quello che dovremo fare domani, e capita che dimentichiamo anche a lungo episodi cruciali della nostra infanzia e adolescenza.

E tutto ciò rimane nel buio della memoria finché qualcosa non lo “sblocca”, permettendoci di gustare di nuovo il sapore di quel ricordo, a volte dolce, a volte amaro, ma sempre parte del nostro vissuto. Istanti che ci hanno modellato. Mattoni che possono costruire muri o scale, a seconda di cosa permettiamo loro di fare.

Innegabilmente però, tutto ritorna a darci spunti, idee, suggestioni che possono entrare nei nostri romanzi ed esserne fulcro e ricchezza.

Grazie a Marco Fedele anche per aver sbloccato i miei ricordi!

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