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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

L’ortica

da | Dic 16, 2022

Foto dal Web

Non mi vengono in mente molti altri doni della natura così odiati e bistrattati come l’ortica! Chi di noi non ha mai sfiorato per sbaglio una di queste piante che crescono spontanee e infestanti in ogni luogo incolto? Chi di noi non ha mai tirato giù un calendario di moccoli nella mezz’ora successiva? Non a caso, qualsiasi irritazione e rossore della pelle viene della “orticaria”. Ebbene oggi parleremo dell’ortica da un altro punto di vista, quello farmacologico e culinario.

L’Ortica era nota nell’antichità anche come pianta tessile, ma quello che più ci interessa è il suo uso “esterno” per produrre più o meno estese irritazioni cutanee. Ricordo mia nonna, che usava fare delle fustigazioni sulla schiena per risolvere i dolori osteoarticolari, ma in letteratura è riportato anche l’uso al fine di “eccitare” il moribondo e richiamarlo da stati di adinamia, letargia, coma e paralisi, ma anche per aiutare in gravi malattie infettive come tifo e colera.

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Usi farmacologici:

Studiando la pianta, alla fine del 1600 se ne scoprirono azioni emostatiche e venne quindi usata nelle emorragie dal naso (epistassi), nelle emottisi (vomito con sangue) e nelle emorragie uterine. Più tardi si indicò l’azione emostatica come una banale attività astringente, ottima anche contro la diarrea di varia natura, compresa quella dei tubercolotici in forma di decotto, infuso o tintura, anche per contrastare gli effetti da abuso di tabacco.

L’azione ematopoietica, ovvero per stimolare la produzione di globuli rossi è stata evidenziata tanto nell’ortica, che negli spinaci ed è imputabile all’alto contenuto in ferro che aumenta il tasso emoglobinico il numero degli eritrociti conseguente alla somministrazione dei preparati ottenuti dalle due droghe, era comparabile con quello che di solito consegue alla somministrazione di preparati di ferro. Alcuni esperimenti poi hanno mostrato effetti simili, anche se blandi, alle digitale sulla contrazione del cuore.

L’azione diuretica riguarda soprattutto i cloruri nell’urea, quindi un’azione depurativa che fa calare anche acido urico (responsabile della gotta) e colesterolo. In soggetti artritici e con reumatismo muscolare e articolare, renella e nefrolitiasi sono stati particolarmente utili infusi, decotti e tinture di Ortica.

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L’azione galattagoga fu studiata su donne con scarse montate lattee dopo il parto portata lattea. Ma per questa come per l’aumento delle secrezioni pancreatiche non si furono studi approfonditi.

Azione ipoglicemizzante: un estratto acquoso di Ortica ha effetto sull’iperglicemia adrenalinica e alimentare, ma in misura sicuramente ridotta rispetto a quello che servirebbe coi diabetici.

Nonostante tutti gli studi nel corso dei secoli, l’ortica è attualmente poco usata e si potrebbe anzi dire che l’impiego dei suoi preparati è oggi limitato al solo uso esterno per applicazioni sul cuoio capelluto, come antiseborroici, antiforfora e leggeri revulsivi, e pertanto essi entrano nella composizione di numerose lozioni contro la caduta dei capelli.

La ricetta di Zel

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L’ortica si presta a diversi usi, come ad esempio in sostituzione della salvia nella classica e semplice preparazione per condire “burro e salvia”. La polvere ottenuta dalle foglie essiccate e sminuzzate può essere mescolata alla farina per creare pasta fresca aromatizzata e le piante cotte e trinciate possono essere usate insieme alla ricotta come ripieno di ravioli. La pianta ha un gusto delicato ma particolare, che va esaltato e mai coperto con spezie o preparazioni troppo saporite.

Il risotto che vediamo oggi si prepara come ogni altro risotto della tradizione, con un soffritto di cipolla da far appassire senza bruciare o caramellare e poi una tostatura di riso (carnaroli o arborio) che viene sfumata da vino bianco secco. La cottura procede con brodo vegetale in cui vengono da subito messi due o tre cucchiaini di ortica in polvere ed eventualmente anche le foglie tritate. Il caratteristico pizzicore urticante viene perso con la cottura, non preoccupatevi!

A fine cottura si procede a mantecare con burro e parmigiano e si serve con l’amido ancora umido, mai secco. Un buon effetto si ottiene aggiungendo una crema di parmigiano semi liquida in parziale sostituzione del formaggio in mantecatura.

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