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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

I luoghi della Bestia

da | Lug 8, 2022

Foto dal Web

Memorie dal Buio – La Bestia inizia proprio qui, nel piccolo borgo di Cusago, alle porte di Milano, che attualmente è all’interno del Parco Agricolo Sud di Milano. All’epoca dei fatti, l’estate del 1792 tutta la zona era ricoperta da fitte foreste di querce e carpini, olmi, cipressi, pioppi e anche qualche rara betulla e robinia, da poco introdotte. A mezzo bosco c’erano poi sambuchi, pruni, ciliegi e roveti selvatici di more. Questa enorme biodiversità era ed è tuttora mantenuta da una grande abbondanza di sorgive che, anche in questa estate 2022 di estrema siccità, garantiscono oasi verdi e rigogliose.

Foto archivio personale

I boschi in cui si muove La Bestia, sono estesi dalle Prealpi al Po e dal Ticino all’Adda, interrotte solo dalle radure agricole e dalle città. I paesi sorgevano sempre in prossimità di corsi d’acqua, naturali o artificiali che fossero e la fitta rete del parco agricolo sud è tale per cui si trovano fossi e rogge a circondare praticamente ogni appezzamento di terreno.

Foto dal Web

Questa scacchiera di coltivazioni e canali è dovuta al genio di Leonardo Da Vinci, che alla fine del 1400 ha ridisegnato la geografia della zona, collegando i corsi d’acqua e creando i grandi Navigli che mettevano in comunicazione Milano con il Po e trasformavano la città in una piccola Venezia fluviale.

Foto dal Web, Robecco sul Naviglio

Gli appezzamenti coltivati, dal riso al sorgo, all’avena, orzo, grano e mais, circondavano i paesi, con una naturale rotazione dei campi tra le varie essenze, che venivano così arricchiti da diverse componenti vegetali o lasciate a “marcita”, in modo da accumulare nutrienti per l’anno successivo e garantire foraggio anche in autunno inoltrato o in primavera.

Foto archivio personale

Tutta quest’acqua dava ovviamente problemi igienico sanitari ai residenti, afflitti dalla malaria, sanguisughe e tutte quelle patologie legate alle acque stagnanti. Eppure, fertile come la pianura del Po non c’era nulla e i grandi rettangoli dei colori delle messi, hanno garantito l’approvvigionamento di cibo a Milano e il suo sviluppo.

Foto archivio personale

L’agricoltura era infatti affiancata dall’orticoltura e dall’allevamento e proprio nelle fasce a pascolo, riservate alle zone di confine con le foreste, venivano portati gli armenti, vigilati dai bambini tra i cinque e i dodici anni, quando poi venivano impiegati in lavori più faticosi con le messi. Badare agli animali era utile alla famiglia e dava modo ai ragazzini i stare insieme e giocare.

Foto dal Web

Sono queste le cause che hanno portato al Bestia ad attaccare prevalentemente loro, i bambini, oltre al fatto che fossero prede più facili da sopraffare e da portare nel fitto del bosco. Per i contadini, ancora lontani dalla rivoluzione illuminista che stava portando Milano a livello delle grandi capitali europee, quel muro di impenetrabili essenze vegetali era un mondo alieno, pericoloso, dove si aggiravano mostri, streghe e demoni e che, in quell’estate di sangue, ha rimpolpato così tanto la sua fama, da rendere necessario riappropriarsi degli spazi e abbattere i boschi.

Foto dal Web

Nelle mappe di inizio del XIX secolo infatti già si vede come in soli 20 anni la pezzatura dei boschi sia andata diminuendo drasticamente, nonostante non ci fosse stata alcuna impennata della popolazione da richiedere maggiore cibo. Semplicemente La Bestia di Cusago aveva scolpito così a fondo la sua leggenda nelle menti dei cusaghesi, da spingerli a sradicare quei boschi oscuri.

Oltre 200 anni dopo, quando io ero una bambina, ancora i vecchi del paese mi dicevano: “Non andare nel bosco, che c’è la Bestia!”

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