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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

I fantasmi

da | Feb 19, 2024

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Quando si parla di presenze, fantasmi e spettri, ci si addentra nei reami della fede, sia sulla vita dopo la morte, che sulla possibilità che queste diverse forme di esistenza si possano manifestare ed essere percepibili ai viventi, coi nostri limitati campi percettivi. Per ogni contributo audio o video che si trova in rete, un buon tecnico può dimostrare come sia stato realizzato al fine di truffare il pubblico e sono veramente pochi i documenti privi di una spiegazione logica. Resta indubbio che la possibilità di rivedere i trapassati, ascoltarli e toccarli, specie se sono i nostri cari, ha attraversato il tempo e lo spazio, divenendo un “topos” sociale e letterario fin dall’antichità.

Nell’articolo su Azzurrina, il fantasma di Montebello, ho parlato anche delle tecniche dei Ghost Hunters per rilevare i fantasmi attraverso i campi elettromagnetici o le registrazioni audio/video. In questo articolo ripercorrerò invece le classificazioni delle entità secondo gli studiosi del paranormale e poi secondo me, offrendo all’analisi un mattone importante della trama di Memorie dal Buio. Per quale motivo ho sentito la necessità di proporre una nuova classificazione delle entità? Semplicemente perché le nomenclature di cui vi parlerò ora, quelle ufficiali, non risolvono la domanda su una possibile natura dei fantasmi e il loro comportamento, ma ripercorrono in maniera superficiale gli avvistamenti più eclatanti, mentre la mia teoria, pur nella completa impossibilità di una spiegazione scientifica (come ogni cosa che riguarda il soprannaturale), ne offre una abbastanza logica da essere collante in un romanzo. Vediamo dunque insieme una prima classificazione “ufficiale”:

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  • Poltergeist: è un termine di origine tedesca, letteralmente “spirito chiassoso”, che descrive tutti quei fenomeni come lo spostamento di oggetti, il rompersi di piatti, lo sbattere delle porte, ma anche voci e rumori. Una teoria li lega alla presenza di bambini e adolescenti vivi che, essendo pieni di energia, la scaricano all’esterno del proprio corpo creando fenomeni che i più considerano spiritici. Una celebre presunta testimonianza di questa tipologia, è la leggenda della Strega dei Bell. Siamo nel 1817 e John Bell, del Tennessee, dichiarò di essere stato vittima di un poltergeist che aveva infestato la sua casa e lo colpiva sul volto durante la notte e arrivò a causarne la morte avvelenando una boccetta di sciroppo.
  • Residui psichici: appaiono sempre nello stesso identico modo, nello stesso luogo e compiono gli stessi gesti. Il “doppio”, “apparizione-crisi” e “proiezione astrale”, farebbero parte di questa tipologia: Il doppio in particolare sarebbe uno spettro ambasciatore di morte, ovvero la manifestazione ai parenti di una persona morente con le sembianze del malato. L’apparizione-crisi sarebbe il fantasma di una persona ancora in vita e sottoposta a un fortissimo stress emotivo (a causa di un pericolo immediato), tale da permettere lo “sdoppiamento” della propria persona che apparirebbe quindi sotto forma telepatica a un familiare o a un amico. In questi casi si parla più propriamente di bilocazione e alcuni sedicenti medium affermano di essere in grado di utilizzare coscientemente questo espediente e in questo caso si chiama proiezione astrale (ubiquità). Per lo studioso inglese Andrew Green, queste apparizioni coprirebbero di gran lunga la maggioranza dei casi.
  • Doppelgänger: indica la copia, il doppio paranormale di una persona ancora in vita. Solitamente questo tipo di apparizioni vengono interpretate come presagi maligni o di sfortuna, una forma di bilocazione malvagia o sinistra. In alcune culture, familiari o amici di una persona che appare loro come doppelgänger interpretano la cosa come segnale di pericolo o malattia, mentre si dice che se una persona vede il proprio doppio, allora è presagio di morte. In altre culture, il doppio è tale in maniera completa, carne e ossa.
  • Gli spettri ciclici: sono fantasmi innocui che appaiono ciclicamente in un certo posto, in ricordo di un avvenimento a loro caro o temuto. Per esempio soldati sul campo di battaglia dove hanno perso la vita, condannati a morte dove sono stati giustiziati o suicidi dove hanno compiuto il gesto estremo. Della stessa genia sono i Fantasmi domestici, la causa del fenomeno dell’Infestazione. Sono spettri che infestano una casa o un luogo circoscritto e rimangono stabili anche nel corso dei secoli, si crede a causa del fatto che non sanno di essere morti e per questo spesso ripetono i medesimi gesti, ignorando le persone presenti nel luogo. Appaiono sia sfumati che con dettagli talmente vividi da sembrare persone reali.
  • Ectoplasma: indica la materia nebbiosa e densa che fuoriesce dal medium durante la fase di materializzazione, necessaria per la ricomposizione visiva di spiriti.
  • Banshee: fantasmi femminili tipici di Irlanda, Galles e Scozia, il cui nome deriva dall’irlandese e significa “donna fata”. Sono legati a una particolare famiglia e i discendenti non possono liberarsene fino alla morte della persona cui la banshee è legata. Si manifestano di notte per lo più, come figure urlanti che annuncerebbero un lutto prossimo per la famiglia, e si dice siano in grado di fare impazzire chi le ascolta. Nonostante l’aspetto cadaverico, scheletrico con occhi verdi luminescenti, la banshee non avrebbe altro scopo che proteggere la famiglia dagli attacchi dei nemici esterni.
  • Aatxe: spiritello malvagio della cultura basca.
  • Baubau (o uomo nero): fantasma malvagio della cultura italiana.
  • Bella ‘mbriana: spirito della casa napoletano, antagonista del Munaciello.
  • Cane Nero (Barghest): fantasma malvagio, messaggero dell’oltretomba del folclore della Gran Bretagna.
  • Spiriti animali: sono una minoranza nella casistica e possono essere malvagi o benevoli, ma sono quasi sempre animali domestici (cani e gatti), se escludiamo il Canguro fantasma, creatura leggendaria australiana.
  • Incubo e Succuba: spirito/demone maschile (incubo) e femminile (succuba) della tradizione romana che causa brutti sogni alle proprie vittime.
  • Jinn: geni della religione preislamica.
  • Strzyga: categoria di spettri della mitologia slava.
  • Strigoi: spirito inquieto della mitologia rumena.
  • Yokai: un gruppo di esseri soprannaturali della mitologia giapponese, vi appartengono spiriti e demoni.
  • Yurei: fantasmi giapponesi (non appartengono al gruppo degli Yokai).
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Se del culto dei morti sappiamo molto, grazie a petroglifi, pitture rupestri e ritrovamenti archeologici, su fantasmi e apparizioni abbiamo meno documenti. Se escludiamo gli egizi, di cui parlerò ampiamente dopo, i primi testi scritti sulle apparizioni di spettri possiamo apprezzarle in Odissea ed Eneide, dove le ombre, associate a specifiche persone, sono per lo più visive, mentre in altri casi sono addirittura uditive o olfattive. Per altre culture lo spirito può manifestarsi sotto forma di animale, demone o pianta.

La differenza tra le varie culture è come queto spirito veniva visto: maligno, benigno o naturale? Anticamente tutto era riconducibile alla natura, quindi tali apparizioni facevano parte di un ciclo diverso di vita e per questo venivano celebrate in festività come Samhain, il capodanno celtico, che per noi cade ad Halloween, momento in cui il Sidhe, il velo che divide il regno dei vivi da quello dei morti, è tanto sottile che può essere attraversato dagli spiriti. Per i romani c’erano i Lemuralia, feste in cui il capofamiglia vagava nove volte in cerchio in casa gettando fave nere dietro le sue spalle per placare gli spiriti.

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Con l’avvento del cristianesimo, tutte queste pratiche sono state dichiarate pagane e demonizzate, così da ottenere che i fedeli non bypassassero il sacerdote, chiedendo intercessione ai morti invece che a dio. Forse non tutti sanno che il concetto di Purgatorio (come molte altre liturgie che oggi consideriamo originali dell’epoca della fondazione della setta cristiana), è nato nel medioevo, allorquando ci si rese conto che sarebbe stato un modo per mantenere le anime dei defunti in sospensione del giudizio, abbreviando tale processo grazie alle più cospicue donazioni da parte della famiglia. Quindi le uniche tre destinazioni possibili per un’anima cristiana sono il Paradiso, il Purgatorio o l’Inferno. In questo senso, la chiesa si proponeva di fare da intermediario tra i due mondi, ma mai in nessun caso la dottrina cristiana ammette che tali anime possano “sfuggire” al controllo di dio, uscendo dal purgatorio o non andandoci affatto per restare a infestare il mondo dei vivi. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica non si parla infatti di fantasmi, mentre nella Bibbia sono narrate apparizioni di spiriti (Saul fa evocare lo spirito di Samuele; durante la Trasfigurazione di Gesù appaiono Mosè ed Elia). Quelle che vengono viste come anime dei defunti sarebbero, secondo il Vaticano, spiriti inviati da Satana.

Nell’Induismo le scritture affermano genericamente che morire per suicidio (e per ogni tipo di morte violenta) porta a diventare un fantasma, destinato a vagare sulla terra fino al momento in cui si sarebbe dovuti morire se non ci si fosse suicidati.

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Superati i secoli bui, umanesimo, rinascimento, il secondo imbarbarimento dei 1600, arriviamo all’epoca dei Lumi e, nella seconda metà del XIX secolo, a un ritorno in pompa magna dell’interesse per l’occulto. Il 1854 è una data famosa per gli addetti ai lavori. In questo anno le sorelle Kate, Leah e Margaret Fox tentano, per la prima volta nella storia, di comunicare con un’entità ultraterrena a partire dal fatto che nella loro abitazione di Hydesville avevano iniziato a udire strani rumori, i mobili si spostavano da soli e si sentiva bussare incessantemente alle pareti. La notte del 31 marzo la giovane Kate decise di sfidare la presenza creando un codice fatto di colpi al quale la presenza reagiva rispondendo coerentemente. Interrogando il fantasma, le tre sorelle scoprirono che si trattava dello spirito del defunto Charles B. Rosma, un venditore ambulante che fu imprigionato e ucciso in quella casa.

Fu una svolta. Già si stava diffondendo la neonata dottrina filosofica francese dello Spiritismo teorizzata da Allan Kardec, ma le sedute pubbliche delle sorelle Fox la resero famosa e, dopo quell’anno, anche la letteratura iniziò ad avere il tema dei fantasmi come “topos” del romanzo cosiddetto “gotico”. Cosa affermava lo studioso? Secondo lui i fantasmi possono divenire visibili grazie a un fenomeno del tutto naturale: rendono più “denso” il loro corpo animico, formato da sostanza materiale estremamente rarefatta, e grazie a particolari circostanze medianiche (tra cui l’ectoplasma del medium), appaiono a chi desiderano. Kardec descrisse il fenomeno prendendo a prestito il concetto scientifico per cui un gas, che in condizioni normali non è visibile, quando viene raffreddato diviene immediatamente semi-trasparente e raffreddato ulteriormente diventa solido e tangibile.

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Dal 1882 la Parapsicologia indaga i fenomeni paranormali, ma li riconduce praticamente tutti alla mente umana. Le apparizioni non sarebbero altro che allucinazioni provocate da un forte stress emotivo e dalla suggestione: lo stress derivante dalla paura e dalla convinzione dell’esistenza degli spiriti, induce l’individuo ad avere allucinazioni che possono essere di tipo visivo, uditivo, olfattivo e tattile. Tale allucinazione può essere addirittura collettiva, sia quando il soggetto che offre la suggestione riesce a essere impositivo con la sua visione, convincendo gli altri a visualizzare le medesime immagini, sia tirando in ballo la telepatia. Sempre la telepatia sarebbe poi l’origine dei cosiddetti “fantasmi viventi”, o “ubiquità”, fenomeno per cui un soggetto potrebbe “sdoppiarsi” e trasmettere altrove la propria immagine.

La parapsicologia si è anche occupata del movimento degli oggetti, ipotizzando la telecinesi, ovvero la capacità di muovere oggetti con la mente, magari in maniera inconsapevole, dando origine alle leggende sui Poltergeist. Quindi sebbene usando spiegazioni non suffragate da prove, la parapsicologia tenta di dare una connotazione scientifica alle apparizioni, accentrando lo studio sulla mente umana e il fatto che parte della sua funzione ci è ancora ignota e resta avvolta nel mistero.

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Herman Wilkins e Peter Underwood (rispettivamente professore dell’università dell’Ohio e cacciatori di fantasmi) più di recente hanno offerto l’ipotesi dei “buchi spaziotemporali”: in particolari situazioni ambientali, squarci nel continuum dello spazio-tempo permetterebbero la visione di immagini di altre epoche passate, così da spiegare i fenomeni delle figure che attraversano i muri o fluttuano nell’aria o con metà corpo dentro una strada: se nel passato quelle strutture non c’erano, ecco che le due immagini si sovrappongono nella finestra. Il muro in passato forse non era lì o la strada era più bassa.

E oggi? Beh la scienza ovviamente nega il soprannaturale, ma il bello della scienza è che per lo meno prova a spiegare i fenomeni, si pone il problema che possano esistere forme di energia non ancora capite, studiate e teorizzate, esattamente come l’avvento della relatività generale di Einstein dopo secoli di scienza newtoniana: qualcosa che era solo teoria, poi è stata spiegata e accettata dalla comunità scientifica.

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MEMORIE DAL BUIO

Tutto il materiale seguente è frutto nel mio ingegno ed è stato già pubblicato in parte nel romanzo Memorie dal Buio – Meretrix, in cui Samael spiega qualcosa a proposito del Ka e verrà ancora ripreso in altri romanzi di prossima pubblicazione.

Ogni cultura ha un suo concetto di al di là, dalla bellissima Duat Egizia, al paradiso monoteista, dall’inferno per i peccatori, all’oltretomba cupo greco, al Valhalla vichingo e ognuno ha una credenza sul destino delle anime. Alcune restano in questo altro piano, avendo concluso il loro ciclo vitale, magari in attesa di una “resa dei conti”, una “fine del mondo” che cambierà le cose. Per altre culture invece le anime tornano a reincarnarsi ed è questa teoria che ho inserito nei romanzi.

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Chi mi conosce, sa che per me l’Egitto è la vera culla della civiltà, ecco perché quando ho scoperto la complessità della visione delle anime nella loro religione, ho deciso che sarebbe divenuta parte della genesi di Memorie dal Buio. Romanzo dopo romanzo, ogni aspetto occulto verrà infatti spiegato, dalla genesi delle razze soprannaturali all’origine del mondo, dalla natura dei celestiali alla storia parallela del mondo preternaturale accanto a quello umano. Iniziamo ora dall’anima, così evito gli spoiler!

La riproduzione, anche rimaneggiata e riassunta, l’appropriazione e la diffusione con qualsiasi altro mezzo dei seguenti paragrafi è pertanto vietata senza la mia specifica autorizzazione e sarà perseguita secondo i termini di legge.

L’Ermetismo ci tramanda la leggenda di Imhotep, che fu architetto del faraone Djoser, creatore della Piramide a gradoni e del complesso di Saqqara, ma anche medico, studioso eclettico che potremmo paragonare a un Leonardo del mondo antico. Secondo gli ermetici greci, egli sarebbe tornato nel corpo rianimato per istruire il medico Tessalo sulle erbe medicinali, ma questa possibilità era davvero teorizzata dagli egizi antichi? Certo che sì. E questo perché l’anima, secondo gli egizi, era un concetto multiforme, un insieme di parti, ognuna con le sue caratteristiche e la sua funzione.

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In questo paragrafo è riassunto, tutto il concetto complesso che gravita attorno all’idea di anima per gli egizi. Vediamola passo a passo e scopriamo in che modo si può rapportare alle varie manifestazioni degli spettri. Siamo davanti a otto concetti: uno è il corpo fisico, ma gli altri sono idee soprannaturali.

  • Sekhu (o khet o khat) è il corpo materiale, quello di carne e ossa che, dopo la morte, si decompone e che può ospitare l’anima solo se è in vita. Non appena le funzioni vitali cessano in via definitiva, l’anima normalmente si stacca in unico blocco e migra nell’al di là. Attraverso i rituali del funerale e la conservazione del corpo tramite mummificazione (che lo trasformava in Sah, ovvero nobiltà, dignità), i sacerdoti egizi garantivano al defunto la possibilità di tornare periodicamente nel proprio corpo con una parte di anima, per partecipare della vita dei suoi congiunti. E se qualcosa fosse andato storto o se i rituali di sepoltura non fossero stati eseguiti correttamente o del tutto? Di certo sarebbe nato l’intoppo che avrebbe imprigionato uno spettro nel nostro mondo.
  • Ren è il nome vero. Non quello con cui veniamo riconosciuti e chiamati, ma quello (se c’è, beninteso), che la madre sceglie per il proprio figlio e che gli comunica in segreto. L’idea è che spesso il nome sia una consuetudine dinastica, non l’espressione dell’anima del bambino e si offra il nome di un parente, per onorarlo, ma non si tratti del nome che una madre avrebbe dato, in libertà, al proprio figlio. Presso i nativi americani poi il nome cambia, perché accanto a quello con cui viene chiamato da piccolo, va formandosene uno che lo identifica da adulto. In fondo, anche noi prendiamo soprannomi, avatar o pseudonimi che sentiamo più “nostri”. Il concetto di Vero Nome, scelto dalla madre, sarebbe dunque espressione di una ispirazione metafisica o un semplice augurio che la genitrice offre al neonato o al bambino. La potenza del nome è ben conosciuta in ogni cultura, basti pensare che Iside è l’unica ad essere riuscita a farsi rivelare il nome segreto di Ra e che durante il rituale di esorcismo, la prima cosa che un officiante cerca di ottenere, è il vero nome dell’entità, poiché conoscere il vero nome, offre potere sulla creatura. Un detto egizio recita: «L’uomo di cui è pronunciato il nome, vive».
  • Sheut è l’ombra, il ricordo fisso delle vite passate. Quando una persona è in vita, si può vedere che l’ombra non abbandona mai un corpo, quindi per gli egizi qualcosa di noi passava nella nostra ombra ed erano proprio questi ricordi, vissuti come un film, forse proprio quello che si dice che i moribondi vedano poco prima di trapassare. In Egitto, l’ombra aveva anche una valenza protettiva sull’anima, tant’è che il geroglifico che la rappresenta contiene un parasole, che proteggeva dai caldi raggi del sole del deserto. L’importanza dell’ombra era nota anche presso gli sciamani Cheyenne, che ritenevano che “vedere la propria ombra” avesse un significato di importante cambiamento, nel bene o nel male. Ma, come dice Samael, l’ombra non appare mai, se prima non c’è la luce.
  • Sekhem è questa luce che mette in evidenza l’ombra; è la forza dell’anima, l’energia vitale che condiziona i poteri paranormali, le facoltà particolari. Nel mondo di Memorie dal Buio i soprannaturali hanno ovviamente un Sekhem molto sviluppato, consapevole e potente, che governa il loro potere. Infine è ciò che permette all’anima reincarnata, come una lanterna nel buio, di ritrovare il suo passato, le ombre dei suoi ricordi. Ogni volta che un’anima rinasce a vita fisica, il suo Sekhem può aumentare, ma se l’individuo non sviluppa a pieno il suo potenziale finché è in vita, è come se ne perdesse lo spessore, se cadesse a un livello più basso, proprio come teorizzano gli studiosi della reincarnazione: le anime lasciano le spoglie materiali e, prima o poi, tornano in un altro corpo fisico e questo sarà umano, se sono stati retti e giusti, ma animale se non lo sono stati e devono, per punizione, risalire la ruota del karma da un gradino tanto più basso dell’evoluzione, quanto più sono stati inadempienti o cattivi.
  • Akhu è la scintilla divina, la parte di anima che procede direttamente dalla creazione e che tiene unito tutto il resto, specie nell’al di là. Non ne parlo molto per non fare spoiler su romanzi ancora non usciti, ma conto di aggiungere un bel pezzo sulla stilla divina a breve! Basti pensare che, in Egitto, si credeva che fosse l’Akhu ad apparire in forma luminescente ai vivi. Era il loro concetto di fantasma e non appariva di notte, ma a mezzogiorno, quando il sole allo zenit non proietta ombra e gli uomini, senza ombra, erano indifesi!
  • Ka è l’ultima cosa che viene soffiata nel bambino che nasce, la prima a staccarsi quando muore. Si dice che provenga geneticamente dal padre ed è la vera sorgente immortale dell’anima, ciò che cresce e prende consapevolezza ogni volta che si incarna in un nuovo essere vivente. Siamo davanti alla somma delle esperienze e del vissuto non ricordi cinematografici come nella Sheut e, quando i vampiri nell’ambientazione praticano le sentenze di morte tradizionali, procedono a estirpare proprio il Ka, restituendo l’anima alla primigenia innocenza e permettendole di risalire la scala dell’evoluzione dello spirito e quella perfezione che, una volta raggiunta, permette l’ascensione a un livello superiore, quello dei Celestiali (angeli o demoni poi è una scelta personale). Gli antichi egizi addirittura credevano che gli dèi avessero più di un Ka, tanto era vasta la loro anima. Essendo una parte decisamente indipendente dalle altre, è quella che si può staccare provvisoriamente anche mentre si è in vita, nelle cosiddette proiezioni astrali. La distinguiamo dalla Sekhem perché il Ka è una parte consapevole su cui possiamo lavorare, mentre la Sekhem è una luce interiore che cresce o si perde senza che noi possiamo impedirlo o manipolarla. Di certo però è intuitivo che viaggino parallele e che, al crescere dell’una, cresca l’altra.
  • Ba è il doppio dell’uomo, una copia fedele in ogni dettaglio che, presa forma di uccello, può viaggiare tra i mondi. E’ l’ultimo frammento a lasciare il corpo, l’ultimo legame con le spoglie terrene e l’ultimo faro in caso che la morte sia solo apparente o uno stato comatoso e, in questo caso, funge da legame per far tornare indietro tutte le altre parti dell’anima che si sono disperse. Il distacco del Ba avviene quando sono compiuti i riti funebri. Uno dei problemi è distinguere il Ba dalla Sheut, ma mentre l’ombra è fissa, così come i ricordi che appartengono al vissuto, il Ba è un’entità dinamica che può interagire, rispondere con cognizione e riconoscere coloro con cui parla.
  • Ib è il cuore. Non nel senso fisico, ma in quello metafisico, ovvero le emozioni e i sentimenti, quella parte che si dice venga dalla madre, durante la gestazione. Per gli egizi, il cuore era il centro del pensiero e non attribuivano grande importanza al cervello, che infatti con la mummificazione veniva estratto e gettato. Era sempre il cuore a venire pesato dagli dèi durante la psicostasia, ovvero il raffronto tra il cuore del defunto (che era lasciato nella mummia) e la piuma di Maat, la giustizia, la rettitudine. Il defunto aveva facoltà di pronunciare un’arringa in propria difesa e, se la bilancia restava in equilibrio (un cuore leggero come una piuma), il defunto era definito “giusto di voce”, cioè non si era difeso mentendo, a vanvera, e l’anima poteva iniziare il viaggio attraverso le dodici porte dell’al di là e giungere nella Duat, mentre un’anima indegna sarebbe stata divorata dal mostro coccodrillo Ammit. Nella mia ambientazione, Ib è ciò che i vampiri possono spegnere, escludere, quella parte di anima che sussurra il rimorso e il dolore di vivere. Ib è legato al Ba per il fatto che, se sono insieme, il Ba sa amare e soffrire, se manca, il Ba è freddo e distaccato.
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Per fare un riassunto, prendo a prestito un paragrafo che Samael dice in un romanzo di prossima uscita: «Cerco di fartela facile… Immagina una bottiglia di spumante. Il vetro è Sekhu, il corpo materiale, Akhu è il tappo, ciò che tiene insieme il tutto e da cui dipende tutto, Ren è l’etichetta che definisce quello che è al suo interno, anche se nel nostro caso, il vino esisterebbe lo stesso anche senza un nome», fece una pausa e riprese. «Ka sono le bollicine di gas, ultime a formarsi, prime ad uscire, Ba è il corpo del vino, il suo colore, il sapore, ciò che lo rende unico e diverso da tutti gli altri vini, Ib è la sua alcolicità, il sentimento stesso nel vino, Sekhem, la potenza invisibile in grado di avviare tutta la maturazione, Sheut l’aroma di tutto ciò che lo ha generato, il ricordo dell’odore dell’uva, del colore dell’acino, dei minerali dell’acqua, della carezza del vento. Ti è chiaro ora?»

E a voi è chiaro? Spero di sì, in caso possiamo parlarne nella chat qui sotto. Questa teoria spiegherebbe le varie manifestazioni spettrali associando a ogni tipologia una parte di anima o una combinazione di esse. Se poniamo come base il concetto che un fantasma nasce al momento del distacco dell’anima dal corpo materiale e che, in assenza di spoglie mortali, l’anima debba migrare completa nel piano sottile (o l’al di là o una qualsiasi delle locazioni previste dalle varie filosofie e religioni), per restarci o poi reincarnarsi, quando un evento esterno concorre a mantenerla in uno stato sospeso (morte violenta, improvvisa, inconscia o frammentazione dell’anima), questo viaggio non si può compiere o viene compiuto solo da una parte dell’anima stessa, mentre l’altra resta bloccata in un limbo a metà tra i due piani. Memorie dal Buio ha immaginato che questo soggiorno forzato non possa essere eterno e non sia esente da decadimento, tanto che parti di anima possono venire man mano perse (a volte migrano, ma il più delle volte si dissolvono e sono perse per sempre), lasciando dei residui sempre meno coscienti e sempre più istintivi.

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Se avessimo davanti delle Sheut, potremmo vederle ripetere dei gesti (spettri ciclici), mentre quelle manifestazioni informi nere che a volte vengono riprese a rotolare nell’ambiente o gli Orbs veri (non il diamine di pulviscolo!) sarebbero delle manifestazioni “terminali”, prive quasi del tutto di capacità di comunicare. Se avessimo davanti degli Ib, avremmo manifestazioni di puro sentimento (positivo o distruttivo) ed ecco i poltergeist. Quindi per ogni tipologia di fantasma che viene documentato (e non sbugiardato da qualche analisi forense), potremmo trovare una spiegazione in una parte di anima, sola o in associazione con altre, secondo la filosofia egizia.

La cultura dell’antico popolo della valle del Nilo è la culla di ciò che siamo oggi e se l’evo oscuro (cristiano e musulmano) non avesse distrutto la biblioteca di Alessandria e dimenticato la scrittura egizia, ritengo che oggi la nostra scienza sarebbe molto più progredita. E se da loro avessimo imparato anche la tolleranza, pure la società sarebbe migliore.

«Fa’ eccellente la tua dimora nella necropoli,
e fa’ perfetta la tua sede dell’Occidente ( il mondo dei morti).
Adotta questa regola perché la morte per noi è scoraggiante;
adotta questa regola perché per noi è la vita è esaltante.
La casa della morte serve alla vita».

Hergedef, saggio egizio IV dinastia (2575-2450 a.C. circa)

E voi? Avete qualche storia di fantasma da raccontare?

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