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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

Pareidolia

da | Giu 20, 2023

Chi di noi non ha mai giocato a cercare forme nelle nuvole? Sdraiati in un campo o sulla spiaggia, guardiamo il cielo e diamo un nome e una forma agli evanescenti cirri che da gatto diventano teiera per poi allungarsi in improbabili serpenti. La tendenza a vedere forme note e volti umani nelle cose che ci circondano, che siano naturali o meno, ha un nome specifico: pareidolia. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Foto dal Web, il volto su Marte

Per definizione, la pareidolia o illusione pareidolitica (dal greco “immagine vicina”) è una illusione subcosciente, che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma in realtà casuale. Non si tratta di una patologia, quanto piuttosto di una tendenza istintiva e automatica del cervello, che tende a trovare forme note e familiari in immagini casuali, specie verso i volti umani, a sottolineare l’importanza delle mimica facciale nella nostra comunicazione paraverbale.

Foto dal Web

Secondo gli psicologi e gli antropologi, la pareidolia sarebbe stata favorita dall’evoluzione, poiché consente all’uomo di individuare situazioni di pericolo anche con una visione parziale dell’ambiente, ad esempio permette di scorgere un predatore mimetizzato attraverso minimi dettagli che spiccano dal fondo e rendono più evidenti occhi e dettagli del muso.

Foto dal Web, peperoni aggressivi

La pareidolia è una forma particolare di apofenìa, cioè l’attitudine di un individuo nel riconoscere schemi o connessioni tra informazioni che in realtà non hanno una significativa correlazione logica e ne è un esempio, antico e nobile, l’attribuzione di forme alle costellazioni, ovvero gruppi di stelle, in realtà lontanissimi tra loro, che per questioni prospettiche a noi suggeriscono forme particolari, ma solo dal nostro punto di vista. In più, a queste forme artificiali, andiamo ad associare proprietà e poteri paranormali, soprannaturali.

Foto dal Web, volto di Gesù su un toast

Quest’ultimo termine è stato coniato nel 1958 da Klaus Conrad, che la definì come una “immotivata visione di connessioni” accompagnata dall’attribuzione ad essi di una “spropositata significatività”, infatti viene usata come spiegazione alla base della diffusa credenza nei fenomeni paranormali e religiosi, nonché della fiducia nelle pseudoscienze. La pareidolia consente di dare una spiegazione razionale a fenomeni classificati come paranormali, quali le apparizioni di immagini su muri o la comparsa di fantasmi e orbs in fotografie.

Esiste anche una forma di pareidolia uditiva, acustica quando si crede di sentire suoni, parole o frasi reali in rumori casuali, come quelli ottenibili da registrazioni eseguite al contrario o nel rumore bianco percepito con i macchinari per il ghost hunting.

Foto dal Web, Test di Rorschach tavola 9

In medicina il Test di Rorschach si avvicina molto alla valutazione della pareidolia, perché analizza quello che “vediamo” in macchie casuali di colore e forma diversa. Insomma, a seconda che nella foto vediate un uccello in volo o un coniglio che fa un salto con gli sci, ci sarà uno psicologo pronto a dirvi quanto siete folli in una scala da zero a “alice nel paese delle meraviglie”!

Foto dal Web

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