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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

Pet Sematary – Stephen King

da | Giu 13, 2022

Foto dal Web

“Church era morto, di nuovo.” Questa è la frase che più mi piacque del libro, quando lo lessi da adolescente. Semplice, incisiva, evocativa. Una rappresentazione magistrale della capacità di Stephen King di trasmettere emozioni dissonanti durante la lettura dei suoi libri. Non fu il mio primo acquisto, in effetti. Il primo fu It. Per nulla spaventata dalla mole del romanzo, lo acquistai in un supermercato in edizione economica, ma iniziai a leggere solo le prime trenta pagine, prima di una pausa forzata per impegni scolastici.

Nel frattempo trovai altri libri di King nel medesimo luogo: La zona morta, la lunga marcia e questo, Pet Sematary, nella versione con la copertina che vedete sopra. L’interesse per questo libro superò quello degli altri e iniziai a leggerlo. Non smisi fino alla fine, quando, chiudendolo, sentii la necessità di leggere altro di King. Nel frattempo giunse l’estate, la fine della scuola e io andai, come ogni anno da quando ne avevo 3 (ora ne avevo 13), a Punta Marina, sull’Adriatico, coi nonni.

Leggere mi piaceva e lo facevo quando i coetanei non mi vedevano, perché la scuola media del mio paese mi aveva insegnato che “secchione è sbagliato”. La sera, dopo cena, andavo prima di ogni altra cosa alle bancarelle in centro, perché una di queste, aveva tutti i libri di King fino a quel momento pubblicati. Carrie, Cujo, La saga della Torre Nera. Da ognuno di loro estrapolavo le frasi migliori e le appuntavo sul diario, in una fame di sapere, carta e orrore che mi spalancavano le porte di una curiosità da sempre mortificata da un piccolo paese senza sbocchi e stimoli. Li comprai tutti, quei libri, uno dopo l’altro e ricordo che la nonna telefonò a mia madre per dirle che in una settimana avevo speso tutti i soldi che mi avevano dato.

Mia madre mi chiese cosa avessi comprato.
Libri – le dissi – però ho finito non ne hanno altri.
Allora va bene così – rispose lei – se sono libri sono contenta.
Come non amare i miei genitori?

Foto dal Web

Ma veniamo al romanzo. Come ogni romanzo di King, non siamo davanti a un Horror dalle tinte splatter, ma a un lavoro di cesellatura psicologica alla ricerca del rapporto vicinale tra l’orrore dentro di noi e quello fuori. Spesso una ossessione alimenta l’altra e accanto ai mostri mitologici e sovrannaturali, King tratta dei classici mostri umani, assassini, violenti e psicopatici. In questo romanzo una famiglia “per bene”, coi due giovani genitori in carriera e i figli piccoli adorabili, si trasferisce in un posto lugubre, dominato da due grossi poli di tensione e terrore: la grande statale in cui i camion sfrecciano a gran velocità e il cimitero poco distante dalla casa della famiglia.

Dall’amicizia con un vicino di casa, in cui il protagonista, Louis, rivede il padre, morto quando era piccolo, viene a scoprire dell’esistenza di un “secondo” cimitero, vicino al primo, risalente all’epoca degli indiani Micmac. Qui, chiunque venga sepolto, torna in vita. Ma non torna come prima, chiaramente. La morte li segna e li rende aggressivi, famelici.
King affida la responsabilità di questa zombificazione violenta e della spinta irrazionale a servirsi del cimitero, nonostante sia evidente che sia pericoloso, al Wendigo, un’altra figura mitologica del Nord America, famosa per la rabbia e l’aggressività. Per ammissione di King stesso, pare che lo spunto del romanzo sia venuto da una storia di tradizione orale ben conosciuta in quelle zone.

Quando il gatto di casa, Church (abbreviazione di Winston Churchill), muore, per non dare un dispiacere alla figlia Ellie, Louis lo seppellisce. Quando il gatto torna, è un indemoniato, come molti dei miei pazienti felini quando li vaccino, nulla di nuovo. Il problema è che puzza. Anche questo come molti miei pazienti, ma chiaramente Louis è un medico umano, non Veterinario, quindi per lui è intollerabile un gatto bastardo e fetido per casa. Anche perché spaventa tutti, anche la figlia.

Foto dal Web

Ma il peggio deve ancora venire, perché muore qualcun altro in questo romanzo. Qualcuno che mai avrebbe dovuto tornare in vita. Non dico altro, non faccio altri spoiler, in modo che lo leggiate senza problemi. Da quel momento però la trama crolla nel suo lungo e tormentato finale che ci accompagna fino a grattare il fondo del barile dei sentimenti, chiedendoci se avremmo o meno fatto come Louis, trovandoci a disposizione un cimitero che resuscita chi vi viene seppellito.

L’unico consiglio che mi sento di dare circa Pet Sematary, è di leggere il libro, ma NON vedere il film del 1989. Fa schifo, nonostante, come sempre accade nei suoi film, King stesso faccia un “cameo”, stavolta nei panni del prete; un po’ come faceva Stan Lee nei film della sua Marvel.

COME LEGGERLO:

Luogo: seduti sulla terra in un bosco

Tempo: autunno inoltrato

Sapori: tisana di tarassaco

Profumi: legno e sottobosco

Musica: il film ha una colonna sonora molto Rock, alcuni pezzi sono dei Ramones, vale la pena sentirli

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