
Come spesso accade in questa rubrica, attraverso lo studio delle teorie dei maggiori psicologi di ogni tempo, impariamo come caratterizzare i personaggi, ma anche come capire noi stessi. Il titolo di oggi è precisamente anche il titolo di un libro del 2004 di Anne Ancelin Schutzenberger, che analizza tutti quei disagi e i conflitti che le persone mostrano quando non hanno elaborato gli avvenimenti del passato familiare che sono stati una pietra miliare nella storia della propria genealogia, ma anche del proprio paese. Si tratta di una teoria particolare nella branca della psicologia transgenerazionale, che esplora ciò che si tramanda di generazione in generazione, ma è contenuto al di fuori del DNA che ci plasma da genitori a figli.
Secondo la psicologa francese, recentemente scomparsa, il primo passo è tracciare il GENOSOCIOGRAMMA, ovvero un albero genealogico particolare, perché affianca ai legami di parentela anche i traumi (o gli avvenimenti particolarmente positivi) che hanno colpito i vai rami, le date e tutte le connessioni che possono esserci tra gli individui della famiglia e il fatto storico. Questa PSICOGENEALOGIA permette di avere un quadro sinottico della storia familiare, al fine di individuare tutti quei traumi che possono restare come macchia indelebile sulla psiche dei discendenti.

Quello che ne deriva è un albero genealogico fatto “a memoria” quindi senza ricerche, ma arricchito di dettagli, oltre ai nomi e ai legami di parentela, in modo che sia la memoria stessa dell’individuo che lo costruisce a suggerire il problema, in base al ricordo maggiormente focalizzato su un avvenimento o una persona. Quello che ne emerge, è la propria IDEA di famiglia, il modo in cui la percepiamo in maniera più profonda e intima.
Un esempio che sicuramente tutti comprenderanno, riguarda i discendenti di chi ha vissuto l’Olocausto. In molti casi è stato possibile individuare una “Sindrome del Sopravvissuto” che si perpetua nelle generazioni con senso di colpa, ansia, mania di persecuzione. In parte, queste situazioni possono essere spiegare scientificamente attraverso l'”epigenetica“, ovvero lo studio delle modifiche nell’attività dei geni, senza che vi siano alterazioni del DNA.

Faccio una breve parentesi per spiegare cos’è il DNA e come funziona. DNA è un acronimo che dall’inglese suona come Acido DesossiriboNucleico ed è una lunga molecola contenuta nel nucleo di ogni cellula del nostro corpo: ha la forma di una scala a chiocciola e ha come montanti del fosforo e lo zucchero desossiribosio, mentre come pioli ha le basi azotate Timina, Adenina, Guanina e Citosina. So che paiono i nomi delle oche inglesi degli Aristogatti, ma in realtà sono la base di ogni nostra caratteristica fisica.

Ogni piolo è composto da due basi e sappiamo che A si lega solo con T e G colo con C e dall’alternanza di queste quattro varianti, il numero di pioli e la disposizione delle quattro basi, si crea un GENE, che determina una nostra caratteristica, per esempio gli occhi azzurri o castani. In vero non è mai uno solo il gene coinvolto e ogni gene ha delle varianti (alleli), ma in via semplicistica possiamo dire così. Quindi il genotipo di una persona (alternanza di basi azotate nel DNA), determina il fenotipo (quello che io vedo, gli occhi azzurri).

La “scala” normalmente è arrotolata ancora e ancora e appare come un piccolo grumo a forma di X: in ogni cellula ne abbiamo 46, divisi in 22 coppie uguali a due a due (autosomi) e una coppia di cromosomi sessuali che nella donna sono XX e nell’uomo XY (così chiamato perché alla normale forma di X manca un pezzettino).

Il grumo rimane silente nel nucleo fino a quando è necessaria la sintesi di una molecola di cui il corpo ha bisogno. A quel punto la parte di grumo che occorre viene srotolata, la scala aperta e i pioli divisi a metà (una base azotata da una parte, la sua complementare dall’altra) e la parte che interessa viene “copiata” in maniera speculare creando un filamento di RNA (che ha uno zucchero diverso come montante, il Ribosio, e l’Uracile al posto della Timina, in modo da non confondere le catene e rimontare poi la scala del DNA senza errori). Questo filamento esce dal nucleo e porta l’informazione con le istruzioni di montaggio della proteina che interessa sintetizzare in quel momento.

Secondo l’EPIGENETICA, quello che cambia è il modo (la velocità o la frequenza) di attivazione di queste parti di DNA che, se richieste spesso durante la vita d un individuo, sono più rapide e precise nel venire srotolate e copiate e questo spiega come mai i fattori ambientali e comportamentali, possano portare a modifiche nell’espressione genica che si tramandano anche ai discendenti. Ecco perché si dice che traumi o grandi gioie degli avi possano incidere su salute e benessere delle generazioni che seguono, anche fino alla settima. Si parla così di aspetti “transgenerazionali“, perché attraversano più generazioni, che si oppongono alla definizione di “intergenerazionali”, se si parla di tempistiche entro la generazione del soggetto.
Se l’esperienza riguarda il soggetto, è intergenerazionale e spetta quindi a lui elaborarla, viverla ed esplicitarla, ma se proviene dal passato della famiglia ed è quindi transgenerazionale, passa di genitore in figlio magari senza essere elaborata, creando la Sindrome, una fedeltà disfunzionale che può creare vergogne, ripetizioni di traumi e, in generale, malessere. Secondo l’autrice, infatti, l’inconscio ha buona memoria, ma il corpo ha memoria da elefante, ed ecco che si esplicita la SINDROME DA ANNIVERSARIO, ovvero una serie di problematiche (fisiche o psicologiche) che appaiono in concomitanza di anniversari di traumi (per lo più), come coniugi che muoiono lo stesso giorno ma a distanza di anni, come se il corpo del sopravvissuto, prendesse quell’anniversario come punto di riferimento oppure SINCRONICITA’, ovvero la ripetizione di errori, scelte e fatti tra genitori e figli, perpetuati da un ricordo irrisolto.

Un altro concetto che l’autrice studia è l’EFFETTO ZEIGARNIK, ovvero il tema dell’incompiuto: se un parente ha lasciato un lavoro incompiuto o un compito mai terminato, esso passa alle generazioni future con un senso di tensione e preoccupazione, finché il problema non viene individuato e risolto, poiché la nostra psiche cercherà sempre di chiudere le “Gestalt” (significato: insieme) irrisolte. La parola Gestalt viene usata proprio per indicare il fatto che queste esperienze non sono mai singole, ma frutto di un insieme che va risolto in toto per poter progredire nella guarigione dalla sindrome.
la PSICOLOGIA DELLA GESTALT indica un percorso “obbligato” per la risoluzione dei conflitti, un ciclo che possiamo così schematizzare:
- Sensazione: ho la percezione di un bisogno, per esempio, ho la bocca secca.
- Consapevolezza: capisco il problema, per esempio, ho sete.
- Energizzazione: cerco di risolvere il problema, per esempio, vado al rubinetto.
- Azione: dopo aver deciso come risolvere il problema, lo faccio, per esempio, apro il rubinetto.
- Contatto: soddisfo il bisogno, per esempio, bevo.
- Post-contatto: se ho adeguatamente soddisfatto il bisogno, perdo interesse, per esempio, torno al mio lavoro.

Se questa catena di eventi non viene conclusa, per cause esterne (il rubinetto è rotto) o interne (decido di non bere per protesta), si attivano meccanismi fallaci di chiusura, per esempio, inveisco contro la società dell’acqua. Secondo la psicologa Bluma Zeigarnik che ha proposto questa teoria, l’individuo tende a ricordare maggiormente i compiti non conclusi rispetto a quello portati a termine. Nella Sindrome degli antenati, questi meccanismi si tramandano sotto forma di lutti non elaborati, ingiustizie subite, segreti inconfessati e scheletri nei proverbiali armadi e si manifestano con problemi psicosomatici (dalla psiche al corpo) o somatopsichici (dal corpo alla psiche) e, finché qualcuno non completerà la Gestalt, questo disagio proseguirà di stomaco in stomaco, come qualcosa di “non digerito”.
I nostri personaggi (e noi stessi) possono compiere il medesimo percorso, transgenerazionale e parlare della propria vita per evidenziare le relazioni familiari, ricercare le radici per capire la storia di chi li ha preceduti, evidenziare e riconoscere tutti i possibili traumi (segreti, lutti, sindromi da anniversario e sincronicità di eventi) al fine di capire il loro effetto nel presente, portare alla luce il ruolo di ogni componente della famiglia, le regole morali e gli schemi ripetitivi e, infine, conoscere meglio sé stessi e la propria famiglia. Tutto questo può portarli alla guarigione attraverso la risoluzione delle Gestalt incompiute o anche solo la consapevolezza e l’accettazione che il passato è qualcosa che deve essere lasciato andare.
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