Una delle prime domande che vengono fatte a un autore dal pubblico o da chi li intervista, è dove traggano ispirazione. Personalmente vengo ispirata da tutto ciò che mi circonda e che vivo. Può essere una notizia al telegiornale, un post su un social, un programma televisivo, il testo di una canzone o un altro libro, poesia o quadro.
Quello che di solito accade, è che si formi nella mia mente un titolo o un personaggio e qualche flash, qualche breve scena in cui si muove. E’ l’embrione di una nuova storia e tipicamente mi ci applico alcuni istanti, prima di metterla a sedimentare.
Questo processo di decantazione permette di far maturare l’idea che, se è pessima, sparirà da sola nella memoria, mentre se è buona tornerà a infestarmi i pensieri, anche i sogni, pretendendo di essere raccontata.
Il processo creativo tuttavia non può prescindere da un lavoro di analisi della trama coscienziosa e obiettiva:
-Vale la pena di essere raccontata? Non è qualcosa di già visto, trito e, magari parzialmente plagiato?
-Il suo ambito storico può essere inserito con cognizione? Oppure mi troverò a pretendere di fare un romanzo storicamente accurato, ma con le dinamiche hollywoodiane in cui tutto è permesso? Certo potrei anche fare una trama liberamente ispirata a questo personaggio o quel fatto storico, ma se non indicassi che è una variazione o un’ucronia, starei facendo un pessimo lavoro.
-I personaggi riescono a trovare una collocazione, una caratterizzazione e un fine che sia funzionale alla storia e originale? Oppure sto pensando a una serie di macchiette inutili o riempitive che muteranno idea, comportamento e “bandiera” in corso d’opera?
-Conosco abbastanza l’ambiente naturale e sociale in cui voglio ambientarla? Oppure mi troverò a fare errori o, peggio, descrizioni anonime e superficiali?
Se ho risposte consolanti a queste domande, allora vale la pena imbarcarsi nell’avventura e vedere cosa ne esce, magari una poesia, magari un racconto o addirittura un romanzo completo.
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