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La Trama parte 3: gli errori

da | Dic 21, 2021

Foto dal Web

Per alcuni la trama di un romanzo è una strada che va percorsa dall’inizio alla fine, per altri è l’arborescenza di un vegetale che si apre a corolla, per me è un lavoro di tessitura. Dal rapporto tra ordito e trama, dal modo in cui la spoletta corre dentro e fuori i fili tesi, dal tipo e dallo spessore dei fili, dei nodi e dei colori, otteniamo capolavori sempre diversi. Nel mio immaginario, i fili tesi e fissi sono i personaggi e la spoletta che corre tra essi sono gli avvenimenti. Dal rapporto tra essi, emerge lentamente l’immagine del romanzo, la storia completa. Ma quali sono errori e pregi di una buona trama? Vediamo insieme i difetti, poiché per i pregi basta evitare questi errori!

ERRORI di TRAMA

  1. Trama origami. Quando gli avvenimenti sono così ripiegati che non si coglie nulla del fine o dei pregi che può offrire. E questo non solo accade con le trame investigative o poliziesche, ma anche con quelle psicologiche. Il rischio è che ad un certo punto si arrivi a una tale ripiegatura che tutto l’impalcato diventa insostenibile e diventa necessario il classico intervento di Alessandro Magno sul nodo gordiano. Il grande condottiero macedone, messo davanti a un enorme gomitolo che nessuno era mai riuscito a districare, prese la spada e lo tagliò. Bello, ingegnoso, di grande impatto, un po’ come quelli che al mattino dopo il “buongiornissimo caffé” iniziano a postare meme filosofici di come ci siano leoni e gazzelle e loro siano veri leoni alpha. Però dopo il taglio, le corde non sono più state di alcuna utilità.
  2. Trama a flusso di coscienza. Quando non si ha ben chiara la trama e si va alla cieca, vedendo dove ci porta la creatività. A Dalì la cosa veniva benissimo, ma un romanzo non è una istantanea onirica, è un fiume di parole che devono avere una loro coerenza, esattamente come Dalì misurava i colori e le ombre nelle sue opere che, diversamente, sarebbero le medesime macchie nere che un gorilla potrebbe fare intingendo le mani in tutti i solori insieme.
  3. Trama incensiera. Quando il profumo che esce dalle pagine lo può sentire solo l’autore, perché la trama non è altro che un continuo lodarsi e sbrodolarsi sia in maniera diretta, nelle autobiografie, sia indirettamente, attraverso l’identificazione dell’autore con l’eroe.
  4. Trama patchwork. Quando l’idea di fondo non è lineare, ma lascia degli strappi nel continuum narrativo e quindi ci adoperiamo nel mettere tante pezze che, sulle prime ci paiono anche organiche e risolutive, ma poi non si attaccano bene ai lembi slabbrati e dunque quell’abito di parole, sarà pieno di spifferi.
  5. Trama clone. Quando la scopiazzatura va oltre l’archetipo. Se ci si sofferma a pensare alla storia della letteratura, possiamo individuare alcuni archetipi letterari come la lotta tra i due fratelli, il triangolo amoroso, il rapporto docente e discente, il viaggio di formazione. Dire che siccome una trama simile è già stata scritta è però un errore. Altrimenti Shakespeare non avrebbe potuto scrivere l’Amleto, visto che ormai avevano già narrato di Caino e Abele! A volte gli editor condiscono via una trama con la dicitura: “E’ già stato scritto.” Non abbattetevi. Non è l’archetipo di fondo a definire la validità del romanzo, ma glie elementi che vi inserite, lo stile, l’innovazione che saprete infondere.
  6. Trama spoilerata. Non sono una che ama le definizioni, sono un tipo “fluido” secondo cui le persone sono individui che non vengono definiti dalla propria sessualità o dal colore della pelle, a meno che siano loro stessi a crearsi una simile barriera. Quindi a maggior ragione non mi piace schematizzare scolasticamente i concetti dietro definizioni tecniche come “prefigurazione”. Questo espediente letterario viene usato per far sentire il profumo di una trama futura, lasciandola in sospeso con una frase, un dettaglio o qualcosa che faccia capire al lettore che di lì a poco succederà qualcosa o che quel dettaglio tornerà ancora e avrà maggiore importanza. Da questo passo allo spoiler, la distanza è breve e insidiosa. Inserire una frase tipo – “Di lì a poco sarebbe sorto il sole, ma Mary Sue non sarebbe stata viva per vederlo.” – non è una prefigurazione, è un vero spoiler!
  7. Trama oblio. Quando non c’è trama, non accade nulla, non c’è altro che un vuoto diario o, peggio, una cronaca di fatti di dubbio interesse che possono interessare giusto l’autore o la sua mamma, che senso ha scrivere un libro? E’ un libro che viene dimenticato molto in fretta, che non sortisce nessuno dei due effetti per cui un libro dovrebbe essere scritto: dare emozioni e dare cultura. Se io imparo qualcosa da un libro, sia anche solo una nuova emozione o un nuovo fatto, allora il libro ha centrato l’obiettivo.
  8. Trama inverosimile. Gli alieni li possiamo far atterrare, l’ucronia va benissimo, l’importante è che nel complesso, la trama abbia una sua logica e una sua coerenza. Non posso permettermi salti logici, inserimenti di personaggi e fatti non credibili e non armonizzati alla trama, altrimenti tutto l’impalcato cadrà come un castello di carte e il lettore farà la cosa peggiore che può fare: chiuderà il libro prima di averlo finito. E noi avremo fallito.
  9. Trama prismatica. Si possono scegliere molti registri narrativi e mostrare i fatti dal punto di vista di uno o più protagonisti. La più facile soluzione è la prima persona, in cui il punto di vista è unico: il raggio di luce entra in un foro ed esce lineare. Quando tiro in ballo altri punti di vista, gli errori da evitare sono due e il primo è quello di rivelare troppo, col rischio di spoilerare al lettore un esito attraverso l’agire di altri personaggi. Basti pensare a un libro su Jack lo Squartatore, Se usassi Jack come secondo punto di vista, dovrei stare molto attenta a non mostrarlo nel suo dettaglio o nel quotidiano o nelle motivazioni, altrimenti lo svelerei troppo. Il secondo errore è quello di complicare eccessivamente il ventaglio di possibilità narrative, introducendo un filone per ogni protagonista. Vedere il medesimo fatto da diversi punti di vista potrebbe essere noioso o, peggio, costringermi a falsare la visione di un personaggio per evitare di svelarlo come colpevole.
  10. Trama pilotata. La troviamo quando lo svolgersi delle azioni e delle descrizioni punta sempre e comunque a un finale che pare predestinato. Commettendo questo errore è come offrire al lettore direttamente l’ultima pagina, salvo poi riportarlo all’inizio e dire: “Adesso ti mostro come arriveremo lì.” Rischioso. Perché se stiamo parlando della storia di Spartacus, è chiaro che finiscono tutti crocefissi, ma se il racconto è inedito, il lettore deve avere la percezione che le cose possano ancora cambiare o l’emozione sarà pari a zero.

Ma come sviluppare un buon intreccio? Sul Web ho trovato un’immagine che riassume da sola in maniera esaustiva il cosiddetto “arco narrativo”, rappresentato proprio con un arco medievale a doppia curvatura o, per dirla come un matematico, con una curva gaussiana.

Foto dal Web

Chiaramente questo schema è indicativo, ognuno ha un suo stile, ma questa è una impostazione che “funziona” e per un motivo molto semplice: esattamente come un divulgatore sa che non può mantenere alta la concentrazione dei suoi ascoltatori per più di 12 minuti, dopo i quali deve concedere loro una pausa emozionale e mentale (vale per i discorsi, le lezioni scolastiche e il ritmo dei film), così un autore deve bilanciare le parti del suo romanzo per seguire la naturale e fisiologica attenzione del lettore che necessita la simmetria e la logica di questi passaggi per apprezzare a fondo una trama.

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