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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

La voce narrante

da | Gen 5, 2022

Foto dal Web – Michelangelo Buonarroti – testa di un uomo barbuto che grida

Se vogliamo fare ben bene i compiti, possiamo schematizzare l’esistenza di sei PUNTI DI VISTA, altresì detti VOCI NARRANTI. La Voce narrante è colui attraverso i cui occhi noi vediamo una determinata immagine. Della voce narrante conosciamo la storia, i pensieri e i dettagli, dunque vedendo la scena dal suo punto di vista, possiamo creare interesse, suspance o far progredire la storia.

  1. PUNTO DI VISTA OGGETTIVO – Il narratore è esterno e fa una sorta di cronaca, senza esprimere giudizi su quello che accade. Questo punto di vista ha un rischio innegabile, ovvero l’asetticità dello sviluppo della trama: attraverso questo punto di vista non riusciamo a conoscere bene i personaggi, la loro psicologia e l’autore può tratteggiarli alla perfezione, ma difficilmente riuscirà a fornire tutto il pathos che essi si portano dietro attraverso il loro vissuto narrato e percepito dalle loro stesse persone.
  2. NARRATORE ONNISCIENTE – E’ una voce al di fuori della narrazione. Sa tutto della trama anche quello che c’è dietro (magari in un altro libro, magari in un universo creato apposta per la narrazione delle vicende). Anche qui il rischio è che la presenza di un narratore sia più di peso che di ausilio, perché facilmente si tende a pontificare, a far capire che lui sa tutto e voi, parafrasando Alberto Sordi, non siete proprio un cazzo.
  3. PRIMA PERSONA – E’ il classico espediente del diario, della confessione, dell’autobiografia. Ottimo se ha una buona impalcatura a sostenere la trama, noioso se è troppo autoincensante. Un altro rischio di questa narrazione è che siccome tutto è visto dalla prospettiva unica del protagonista, è facile da un lato cadere nella tentazione di creare tante MarySue e GaryStu, dall’altro di dover forzare delle intuizioni per delineare gli altri protagonisti o comprimari, poiché la visione di un singolo sarebbe troppo riduttiva.
  4. VARIANTE DELLA PRIMA PERSONA – Quando c’è di volta in volta un io narrante differente. Tipico dei romanzi epistolari, ad esempio, offre almeno qualche punto di vista alternativo all’unico occhio del punto 3.
  5. TERZA PERSONA – Il narratore segue e descrive il progredire di un personaggio, stando accanto a lui. E’ un espediente classico, calibrato tra una eccessiva ripiegatura sul protagonista e una eccessiva dominanza dell’azione. Certo va usato bene perché anche l’espediente più geniale se trattato male, può affossare la trama.
  6. VARIANTE DELLA TERZA PERSONA – L’autore si affianca a più di un protagonista. E’ il caso di Memorie dal Buio – la Bestia, in cui vediamo le scene trattate dal punto di vista dei vari personaggi, man mano che la loro voce è quella necessaria a far progredire la storia.
Foto dal Web

Quale punto di vista scegliere? Eh, bella domanda. Dovete chiedervi come intendete sviluppare il vostro romanzo, cosa vi serve mostrare e chi, tra i personaggi, può essere quello più adatto per condurre per mano i lettori verso la fine del libro. Nel caso del romanzo della Bestia, vediamo spesso il punto di vista di Cécile, è lei quella che soffre, che cerca la verità, che deve cambiare, deve fare i conti con sé stessa e la bruttura del mondo, mentre gli altri protagonisti in qualche modo sono già “scafati”, hanno già vissuto molti anni (e alcuni davvero tanti!) e imparato molte cose. Eppure, di tanto in tanto, il loro punto di vista ci serve per accentuare il cambiamento di Cécile, perché lei viene vista coi loro occhi, che sono più oggettivi di quanto lei potrebbe mai essere verso sé stessa.

Il punto importante da considerare, per fare la propria scelta, è capire che tipo di romanzo sto per scrivere e come accompagnare il lettore alla fine. Scelto questo, il punto di vista verrà fuori facilmente!

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