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“Loro temono ciò che non conoscono e distruggono ciò che temono.”

Nodo di sangue – Laurell K. Hamilton

da | Lug 25, 2022

Foto dal web

Dopo che Anne Rice ha sdoganato i Vampiri nell’immaginario erotico, sono fiorite saghe e romanzi tutti imperniati sul rapporto tra umani (magari con vari tipi di poteri soprannaturali) e vampiri. Tipicamente declinate al femminile, con bei tenebrosi vampiri che, anche dopo secoli di scartavetramento di gonadi appresso agli umani, cadono inevitabilmente nella rete della prima fanciulla che guaisce come un chihuahua. Ora sono ragazze da salvare che poi si mostrano risolute e forti abbastanza da attrarre il vampiro, ora sono professioniste di vario tipo che attraggono già per il solo fatto che respirano. Anita Blake, eroina della saga d’esordio della Hamilton, è del secondo tipo: una necromante in grado di risvegliare e comandare i morti (cosa che fa per lavoro) e, quindi, anche i vampiri.

Questa capacità fa di lei un pericolo per la loro razza che, in questa ambientazione e in particolare a Saint Louis, dove è ambientata la saga, è rivelata agli umani e integrata (per lo meno inizia a esserlo) nel tessuto sociale. Eppure viene ingaggiata da un vampiro che chiede di indagare su un serial killer di vampiri. Lei che è una cacciatrice proprio di vampiri (l’avevamo detto che era della seconda categoria no? Necromante e cacciatrice di vampiri la notte), rifiuta, ma viene ricattata dal classico bel tenebroso eroe vampiro che rapisce la sua migliore amica e le impone, pena una morte atroce della ragazza, di accettare l’incarico. Il nome del vampiro protagonista è Jean Claude.

Foto dal Web

Ok ok ho fatto la battuta, ora proseguo. La trama non ha nulla di particolare: la ragazza indaga, attraverso vicissitudini alla fine arriva al colpevole, molto dopo il lettore medio, che già a metà libro intuisce a pieno dove si andrà a parare. Quello che salva la trama non sono certo i ratti mannari, grotteschi e inutili o la costante bellezza e sensualità di tutti i protagonisti maschili, fatti un po’ con lo stampino in effetti, ma il fatto che i cattivi sono tali, senza giustificazioni o addolcimenti della pillola.

Per il resto la Hamilton scrive bene, ha uno stile che comunque conquista e riesce a tenere attaccato il lettore alle pagine perché continua a sperare, bontà sua, di vedere qualcosa di spinto, viste le premesse e le promesse.

Anita non convince molto come eroina, ha una lingua tagliente e irriverente, ma non supportata dal carattere, tanto che appare sempre debole, in balia degli eventi e si salva più per intervento dell’autore che per reali capacità. Un po’ forzato. A tratti mi ricorda quelle ragazzine petulanti che, anche se sono state asfaltate in una discussione, mentre escono dicono l’ultima battuta scontata, pensando di essere sagaci e poi chiudono sbattendo la porta, solo per avere l’ultima parola.

Neanche Jean Claude convince a pieno, perché siccome il romanzo è imperniato sul punto di vista di Anita, lui non trova spazio per venire rifinito e ci troviamo davanti una creatura appena sgrezzata, di cui si capiscono poco le motivazioni, soprattutto quelle sentimentali. Certo c’è un’evoluzione nel rapporto tra i due e nei libri successivi anche lui riesce a trovare una sua definizione, ma è una cosa che ci aspetteremmo di vedere da subito.

Per quanto uno voglia svelare pian piano i personaggi, essi devono apparire da subito granitici e pronti ad andare in scena, non dare l’impressione che si adattino man mano che la saga prosegue. Perché la saga prosegue, in effetti: Resti Mortali, il Circo dei dannati eccetera, ma l’impressione è che l’editore abbia chiesto all’autrice di sfornare a cadenza annuale dei romanzi con lo stesso format vincente del primo. Un classico esempio di autore che si adatta alle richieste di botteghino. Preferisco pensare questo che non la seconda ipotesi, ovvero che l’autrice non sappia scrivere altro. Questo ha causato l’uscita in libreria di una serie di romanzi “fotocopia” in cui l’unica variante, è che i cattivi sono sempre più potenti e Anita scopre sempre più poteri, mentre Jean Claude le fa da spalla.

La Hamilton purtroppo cade nel classico tranello dell’eroe immortale, così come la Rice ha fatto con Lestat: ci troviamo davanti a una scala col basamento di argilla che è destinata a collassare quando diventa evidente che ormai la ragazza può affrontare solo dio. Se un eroe non ha più sfide, che altro gli fai fare? Infatti dopo sette anni e altrettanti libri, la serie è andata nel dimenticatoio. Quindi dalla saga di Anita Blake ci dobbiamo aspettare questo tipo di evoluzione, col classico andamento a campana che abbiamo analizzato in un altro articolo: introduzione, perturbazione dell’omeostasi, crescendo, crisi e risoluzione.

Un format sicuro, che tuttavia non impedisce al libro di avere scivoloni sparsi, qui come negli altri capitoli della saga. Un libro semplice nella trama, senza colpi di scena o particolari degni di nota, salvato solo dalla buona penna descrittiva dell’autrice.

COME LEGGERLO:

Luogo: al tavolino di un caffè letterario, meglio se a Saint Louis

Tempo: autunno

Sapori: Gerber Sandwich

Profumi: sigaro e terra di cimitero

Musica: cerco di risollevare il libro con una buona musica, tratta però Dalla Regina dei Dannati. Redeemer di Marilyn Manson

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